In questo capitolo riporto i dati ricavati dalla mia indagine in Comelico. Come ho già specificato, il lavoro si è basato quasi esclusivamente sulle fonti orali poiché la documentazione scritta sul Carnevale di Comelico è risultata essere molto scarsa. Dove possibile, sulla base dei ricordi dei miei informatori, ho cercato di evidenziare le modificazioni che si sono verificate nel corso del tempo. Non mi è stato possibile, invece, tentare di stabilire un'origine, né temporale, né spaziale, se non in rari casi, degli elementi carnevaleschi; problema comune, del resto, ad altri Carnevali tradizionali.
A Comelico Superiore ognuna delle quattro frazioni organizza la propria Mascherata. A parte alcune differenze che verranno sottolineate nel corso dell'esposizione, queste Mascherate possono considerarsi fondamentalmente uguali. Nel paragrafo che segue, quindi, sulla base delle informazioni ricavate delineo le caratteristiche di quello che può essere considerato il Carnevale-tipo di Comelico Superiore. Nella seconda parte, invece, riporto la descrizione della Mascherata di Dosoledo, così come da me è stata osservata nel febbraio 1985.
Il Carnevale a Comelico Superiore inizia subito dopo l'Epifania, non ci sono, però, particolari cerimonie per annunziarne l'inizio e la fine. In pratica il Carnevale consiste nel Corteo Mascherato che si svolge, in ciascuna frazione, in una domenica del periodo carnevalesco. Sebbene durante questo arco di tempo siano organizzate diverse serate danzanti e la gente si riunisca mascherata in casa di amici o in locali pubblici, e proprio questa Mascherata tradizionale il momento culminante del Carnevale comelicese, la festa che coinvolge tutti gli abitanti di una stessa frazione. La Mascherata non si svolge tutti gli anni e non ha luogo in un giorno preciso e definito; ognuna delle quattro frazioni di Comelico Superiore può organizzare, durante l'intero periodo di Carnevale, la propria Mascherata e portarla in visita alle altre frazioni. Raramente accade che tutte le frazioni riescano ad organizzarla ogni anno; in ogni caso si fa sempre in modo che le date non coincidano. Dosoledo, però, si differenzia dagli altri paesi e presenta alcune caratteristiche proprie: la Mascherata è organizzata tutti gli anni, sempre in occasione della ricorrenza di Santa Apollonia patrona del paese, che cade il 9 febbraio. Per motivi organizzativi la Mascherata si svolge, tuttavia, sempre di domenica. Non risulta che ci sia, almeno attualmente, un rapporto particolare che leghi la festa patronale alla festa carnevalesca, a parte il fatto che la Mascherata prende il nome di "Mascherata di Santa Apollonia"1).
La Mascherata di Dosoledo, inoltre, non fa visita alle altre frazioni ma rimane all'interno del proprio abitato. Ogni frazione, dunque, ha una propria Mascherata. Ciò crea, se non una vera e propria competitività, una sottintesa gara tra i diversi paesi per chi presenta il Corteo più folto e soprattutto le Maschere più belle. Per di più, parlando con gli abitanti emerge la tendenza di ogni frazione a considerare il proprio Corteo diverso da quello di altri, sottolineando ed enfatizzando le differenze e particolarità presenti nelle Mascherate di ciascun paese2). Dopo un periodo di crisi tra gli anni '60 -'70, in cui la tradizione carnevalesca si era affievolita, attualmente il Carnevale è molto sentito tra gli abitanti, grazie anche all'impulso che hanno dato i Comitati Turistici negli ultimi anni. Per quanto riguarda i problemi relativi all'organizzazione rimando al terzo paragrafo; qui, però, vorrei sottolineare subito che, nonostante le manifestazioni carnevalesche siano organizzate dai Comitati, le Mascherate non sono fatte principalmente per scopi turistici. In Comelico il turismo invernale, come ho già avuto modo di dire, non è ancora arrivato se non, in misura assai modesta, nella frazione di Padola o nel vicino comune di Santo Stefano di Cadore. La presenza di ospiti estranei alla comunità è, per il momento, un fenomeno assai limitato e dunque il clima in cui si svolgono le Mascherate a Comelico Superiore è ben diverso da quello di molte altre località alpine dove, proprio nel periodo invernale, si ha la maggiore affluenza di turisti3).
La caratteristica principale del Corteo carnevalesco di Comelico Superiore è la suddivisione delle Maschere in due categorie: le "Maskri da bela" (Maschere da "bella") e le "Maskri da véča" - (Maschere "da vecchia"), che seguono a poca distanza il gruppo precedente. Il Corteo comprende inoltre una serie di personaggi tipici: il Laké - presente a Dosoledo e Padola4)- il Matazìn, la Matazèra - assente a Casamazzagno - ed il Pagliaccio. Sempre presente è un gruppo di musicisti. Ricordando che nel capitolo IV descriverò dettagliatamente questi mascheramenti, qui darò solo un breve cenno dei loro caratteri fondamentali, per rendere più comprensibile la descrizione dello svolgimento della Mascherata che seguirà. Le Maschere " da bella" e "da vecchia" sfilano a coppie, un uomo e una donna, tanto che sono anche chiamate le "Coppie da bella" e le "Coppie da vecchia". In passato, all'incirca fino a prima della seconda guerra mondiale, le donne, così come i bambini, non potevano andare in maschera5). I ruoli femminili erano quindi ricoperti da uomini. Attualmente la presenza delle donne e dei bambini nel Corteo è consentita. In passato poi era molto importante che non si scoprisse l'identità del mascherato: le maschere erano tenute ben aderenti al viso, la voce era camuffata con il sistema del bottone gemello trattenuto tra le labbra6). Si cercava, inoltre, di usare abiti dei quali non si potesse identificare il proprietario.
Le Maschere "da bella", una volta, indossavano gli abiti della festa, i costumi tradizionali; sul viso avevano le maschere di legno che rappresentavano volti giovanili di uomini e di donne, esteticamente piacenti. Attualmente questo gruppo non è caratterizzato da mascheramenti tradizionali; piuttosto vi troviamo personaggi di qualsiasi tipo; i costumi sono acquistati già pronti oppure sono preparati in casa. Non si indossano più neanche le maschere di legno. Si potrebbe dire che, ai nostri giorni, nel gruppo delle Maschere "da bella" sono raccolti tutti i mascheramenti che non hanno quelle caratteristiche particolari per poter essere inclusi tra le Maschere "da vecchia".
Passiamo, dunque a considerare questo secondo gruppo. Le Maschere "da vecchia" avevano vecchi abiti fuori uso. Ora questo gruppo indossa per lo più vecchi abiti in "madalana" (lana e lino tessuti insieme) che in passato costituivano l'abbigliamento di tutti i giorni. Con loro recano vecchi attrezzi da lavoro. L'elemento più caratteristico di questo gruppo sono i "volti", le maschere di legno, che rappresentano visi di vecchi solcati da profonde rughe e dai lineamenti volutamente deformi a sottolineare i danni causati dallo scorrere del tempo.
Sia il Laké sia il Matazìn sono delle Maschere, impersonate da uomini7), estremamente eleganti e raffinate: il loro costume è fondamentalmente identico ed è costituito prevalentemente da colorati scialli di seta che ricoprono quasi completamente la figura8). In testa indossano la "calotta", un alto cappello cilindrico decorato con gioielli, bigiotteria, paillettes, fiori; dal retro scende un fascio di nastri colorati trattenuti da un fiocco. Le mani sono coperte da guanti bianchi dai quali pende un delicato fazzolettino ricamato; in una tengono un bastoncino infiocchettato, nell'altra una scatolina d'argento.
In passato avevano la maschera sul viso; era una maschera dal colorito chiaro e dai lineamenti regolari e delicati.
La caratteristica del Laké e quella di essere, durante il percorso del Corteo, sempre più avanti di alcuni metri del Matazìn; procede sempre saltellando o di corsa. Viene considerato la staffetta del Corteo. La funzione principale del Matazìn e quella di guida del Corteo; procede sempre avanti al gruppo dei musicisti e delle Maschere, muovendosi al ritmo della musica. In ogni Corteo vi sono sempre almeno due Matazìns9). Il Matazìn è anche il responsabile del Corteo e garante per le altre Maschere. In quanto tale, quando in passato la Mascherata faceva il giro delle case, soprattutto dove vi erano giovani ragazze, era questo personaggio che chiedeva, a nome di tutta la comitiva il permesso di entrare.
Ancora oggi, come una volta, spetta al Matazìn il compito di aprire i balli tradizionali.
Altro personaggio tipico del Carnevale comelicese è la Matazèra. Di questa Maschera, al contrario delle altre figure tradizionali di cui ignoriamo le origini, si sa che è comparsa per la prima volta negli anni '50 per opera di un abitante di Candide, con lo scopo di guidare le Maschere "da vecchia". La Matazèra, impersonata sia da uomini sia da donne, è una sorta di Matazìn al contrario: e vestita secondo la foggia del Matazìn ma il colore dominante del suo abbigliamento è il nero o comunque toni molto scuri. Il cappello, uguale per forma a quello del Matazìn, invece che con gioielli, è decorato con oggetti poveri, consunti, come tappi di bottiglia, fagioli, mollette per la biancheria, ecc. Invece dei nastri, dal copricapo scendono vecchie cravatte; in mano ha un tostacaffè annerito. Generalmente vi sono tre o quattro Matazeri. Il compito di questo personaggio e quello di guidare il gruppo delle Maschere "da vecchia".
Nel corteo vi è sempre un certo numero di "Paiazi" (Pagliacci). Indossano larghe tute colorate e, nascosti sotto gli abiti, hanno campanellini che tintinnano ad ogni loro passo. I Pagliacci tradizionalmente non occupano un posto fisso nel Corteo, ma procedono ai lati di questo. Il loro compito, infatti, oltre a far sorridere il pubblico con capriole e battute scherzose, è quello di controllare il regolare svolgimento della sfilata: evitare che le Maschere siano disturbate dalla folla, bloccare le automobili che transitano per le vie percorse dal Corteo.
Fondamentale è la presenza della "Musica", termine con il quale viene indicato il gruppo dei musicisti che accompagna sempre il Corteo carnevalesco. Gli strumenti in uso in passato erano lo "urghinetu" (armonica a bocca) e il "fol" (fisarmonica). Solo più di recente è entrato anche l'uso di qualche strumento a corda. Attualmente è sempre presente almeno una chitarra, un basso, un violino e una fisarmonica. La musica che viene suonata tradizionalmente per accompagnare la sfilata delle Maschere lungo le vie e poi per i balli tradizionali sulla piazza è una polka o, come viene chiamata a Comelico Superiore, la "vecchia". Tutto il percorso viene fatto a suon di musica; spesso vi sono due gruppi di musicisti; uno che segue i Matazìns, e serve quindi per le Maschere "da bella", ed uno che segue le Matazeri ed è per quelle "da vecchia"10) La musica che viene suonata è però identica per entrambi i gruppi.
Il Corteo è quasi sempre concluso dai Carri, attualmente dei normali camioncini trasformati per la occasione, in modo da consentire la presentazione di alcune scenette. Pare che in passato, pur mancando dei veri e propri carri allegorici, ci fosse sempre qualcuno che durante la Mascherata dava vita a delle rappresentazioni. Le scenette vengono rappresentate nel pomeriggio; molto spesso i Carri sono muti, il tema viene proposto solo visivamente senza dare vita ad alcuna forma di drammatizzazione. Non mi risulta che siano trattati temi tradizionali: gli argomenti vengo no presi dall'attualità, dai programmi televisivi o si riferiscono ai problemi della realtà locale. In passato questa era l'occasione per prendere in giro e denunciare le pecche degli abitanti ed anche di qualche autorità locale. In paese si ricordano, infatti, scenette piuttosto "pungenti" nei confronti di qualche paesano.
Raramente oggigiorno i temi affrontati si riferiscono a persone in particolare. Anche se vengono affrontati problemi di vita locale si cerca sempre di evitare i toni troppo polemici ed offensivi11).
Come già detto, la Mascherata si svolge sempre di domenica. I primi a prepararsi sono i Matazìns12); la vestizione è opera di persone ormai specializzate e comincia nelle primissime ore del mattino. I Matazìns non escono mai da soli dalla casa in cui è avvenuta la vestizione, vengono sempre "presi" da almeno un Pagliaccio e dalla "Musica"13). In passato il gruppetto formato da Matazìns, Pagliacci e "Musica" andava poi di casa in casa a prendere le singole Maschere. Era questa l'occasione per scambiare qualche parola e bere un bicchierino. Secondo alcuni informatori solo le Maschere "da bella" attendevano in casa di essere prelevate mentre quelle "da vecchia" si recavano alla spicciolata al luogo di raduno. Attualmente tutte le Maschere, ad eccezione come si è visto del Laké e Matazìn, si ritrovano nel luogo prestabilito. Una volta che tutti i partecipanti si sono radunati, le Maschere si dispongono in Corteo secondo l'ordine tradizionale e cioè: prima i Matazìns - a Dosoledo e Padola avanti a tutti c'è il Laké e poi il Matazìn - e quindi la "Musica", le Maschere "da bella" schierate a coppia, le Matazeri, alle volte un secondo gruppo di musicisti, le Maschere "da vecchia", anch'esse in coppia; per ultimi si dispongono i Carri. Alcuni Pagliacci sono avanti con i Matazìns, altri ai lati del Corteo; salutano il pubblico, di tanto in tanto fanno capriole. Le Maschere così disposte partono e, sempre al suono della musica, percorrono lentamente le strade della propria frazione. Lungo tutto il percorso ai Matazìns non è permesso di camminare normalmente: devono sempre saltellare e muoversi al ritmo della musica. Compiono delle giravolte su se stessi, tre in un senso e tre nell'altro, tenendo le braccia sollevate per permettere agli scialli di sollevarsi ed allargarsi. Come ho già detto, a Candide, Casamazzagno e Padola c'è la tradizione di "portare" la propria Mascherata nelle altre frazioni. Il Corteo di Dosoledo, invece, rimane sempre all'interno del proprio abitato. All'ingresso dei paesi i Matazìns si pongono uno di fronte all'altro e fanno una serie di salti, elevandosi il più in alto possibile. Anche le Matazeri procedono saltellando, compiendo piroette allo stesso modo dei Matazìns. All'ingresso il Corteo in arrivo è ricevuto solenne mente dai Matazìns locali, accompagnati dai Pagliacci, che lo guidano per le vie della frazione; il Corteo ospite fa tre balli, poi viene accompagnato fino all'uscita dell'abitato. Questa cerimonia si ripete in ogni frazione. Terminato il giro di visite il Corteo torna nel proprio paese e si ferma sulla piazza principale dove si svolgeranno i balli. La "Musica" si sistema di lato, mentre il pubblico, che aveva fatto ala al Corteo, si dispone in cerchio. Ai Matazìns spetta il compito di aprire le danze: il ballo e caratterizzato da una serie di movimenti che sono ripetuti diverse volte.
I due ballerini iniziano facendo alcuni giri di ballo in coppia. Dopo aver girato diverse volte insieme si allontanano uno dall'altro e continuano a volteggiare, ognuno per proprio conto, nello spazio circolare delimitato dalla folla. I movimenti sono gli stessi di quelli che i Matazìns fanno durante il per corso; le braccia sono sempre ben staccate dal corpo in modo che gli scialli possano allargarsi e ruotare seguendo i loro movimenti. Il momento più suggestivo è quando le due Maschere tornano nuovamente una di fronte all'altra, prendono lo slancio e saltano in alto contemporaneamente. Una volta ritoccato il suolo, indietreggiano di alcuni passi, prendo no nuovamente la rincorsa e saltano in alto ancora. In genere ripetono tre volte questi salti, chiamati "salti di incontro". Poi riprendono a volteggiare in coppia e da soli girando diverse volte in un senso e nell'altro. E' durante il ballo che si rivela tutta la bravura di queste Maschere. E' ora che risalta pienamente la bellezza del loro abbigliamento e la sapiente disposizione degli scialli e dei nastri che, seguendo i movimenti dei due ballerini, si sollevano e si allargano a ruota creando un notevole effetto spettacolare. Terminato il ballo dei Matazìns, entrano in circolo le Maschere "da bella" le quali ballano in coppia tra loro. Nel frattempo i Pagliacci corrono in circo lo tenendo a distanza il pubblico. Spetta poi alle Matazeri danzare tra di loro; il ballo è lo stesso di quello dei Matazìns ed anche la loro danza è basata sulle piroette e sui salti. E' poi la volta delle "Coppie da vecchia" unirsi alle danze. In ultimo spetta al pubblico, che fino ad ora si era limitato ad assistere al ballo delle Maschere, partecipare direttamente alle danze; la gente entra in circolo e si mescola con le Maschere. Ormai non ci sono più divisioni ed ognuno può ballare con chi vuole14). Il clima è molto festoso, c'è una grande partecipazione degli abitanti della frazione e dei paesi vicini: si fanno apprezzamenti o critiche riguardo l'abbigliamento ed il comportamento dei Matazìns e, fin da ora, cominciano i commenti sulla riuscita della Mascherata. La mattinata prosegue con i balli fino all'ora di pranzo. Il ballo di chiusura spetta ai Matazìns; le Maschere si risistemano in Corteo e si recano nel locale dove è stato organizzato il pranzo. Nel primo pomeriggio la Mascherata torna in piazza; i Matazìns aprono nuovamente i balli, seguiti poi dalle altre Maschere e dal pubblico. Dopo i balli e il momento dei Carri: un Carro alla volta si dispone al centro della piazza e da vita ad una scenetta. Come ho detto nel paragrafo precedente, non sono trattati temi tradizionali ma ci si ispira all'attualità oppure a programmi televisivi. Spesso si approfitta della Mascherata per sottolineare e polemizzare su problemi della vita locale. Ad esempio a Candide nel Carnevale 1985 l'argomento proposto da un Carro riguardava il problema della costruzione o meno di impianti sciistici collegato alla possibilità degli abitanti di trovare occupazione in paese oppure di dover emigrare15). Un altro Carro polemizzava per la mancanza in Comelico di inceneritori per i rifiuti. Dopo questi momenti di satira e di ironia la Mascherata in piazza si conclude. In passato, a questo punto, il Corteo si ricomponeva e faceva il giro delle case del paese. Ogni Maschera, inoltre, era riaccompagnata alla propria abitazione. Le case più visitate erano quelle in cui abitavano ragazze da marito. Il Carnevale era infatti l'occasione che consentiva ai ragazzi di poter entrare nelle case delle ragazze cui facevano la corte e permetteva ai giovani di fare conoscenza tra loro16) Il Matazìn, in quanto guida delle Maschere, chiedeva a nome di tutto il Corteo il permesso di entrare. Era un onore ricevere il Corteo nella propria casa. Le Maschere erano fatte entrare nella "stua", la stanza rivestita in legno con la stufa, dove si svolgeva la maggior parte della vita familiare. Era offerto loro da bere e delle frittelle tipiche, i "crostoli", che ancora oggi sono preparate per il Carnevale. Le Maschere ricambiavano offrendo balli. Se i Mascherati si intrattenevano a lungo, dovevano togliere dal viso i "volti"17). Attualmente il Corteo non fa più il giro delle case se non in casi eccezionali. In sostituzione adesso si ritrovano tutte le Maschere e chiunque voglia parteciparvi; si fa festa e si continua a ballare fino a notte fonda. E' comunque sempre considerato un grande onore ricevere la visita del Corteo nella propria casa. Inoltre oggi, come forma di omaggio, può accadere che la Mascherata si rechi sotto l'abitazione di qual che personalità ed esegua un ballo. Così e accaduto a Candide nel Carnevale 1985, dove il Corteo si è recato nei pressi della casa di un famoso campione sportivo che aveva ottenuto da poco tempo alcuni brillanti successi.
Il Carnevale è organizzato in ogni frazione dai locali Comitati Turistici17). In passato, invece, erano dei privati, spesso gli stessi artigiani che facevano le maschere in legno oppure giovani ragazzi18), che si accordavano per formare una compagnia e fare il giro dei paesi.
A Candide nel 1973 è accaduto che fossero dei privati a organizzare la Mascherata.
Il compito del Comitato nell'organizzazione del Carnevale è quello di vagliare le varie proposte e, soprattutto, quello di richiedere alle competenti autorità i permessi necessari per lo svolgimento della Mascherata.
La realizzazione vera e propria della Mascherata rimane però ai partecipanti i quali decidono spontaneamente il mascheramento da adottare e gli argomenti da trattare sui Carri. Ciascun partecipante cura la preparazione del proprio costume e l'allestimento del Carro.
La funzione del Comitato è quella di controllare che tutto ciò che verrà presentato sia accettato dalle Autorità; il Comitato, dunque, ha soprattutto il ruolo di supervisore e di collegamento tra i singoli partecipanti e l'Autorità stessa.
Al Comitato, costituito in media da cinque membri, partecipano persone dotate di capacità organizzative che desiderano rendersi utili alla locale comunità e, nel caso del Carnevale, veder continuare le proprie tradizioni. Anche le donne possono far parte del Comitato: a Casamazzagno il Comitato è attualmente costituito da cinque donne. Attualmente i preparativi cominciano almeno un mese prima; i Comitati indicono delle riunioni alle quali sono invitati tutti gli abitanti. Nelle riunioni iniziali si stabilisce chi impersonerà le Maschere principali: il Laké (a Dosoledo e Padola) ed il Matazìn, ruoli per i quali occorre una notevole abilità nel ballo, resistenza fisica e conoscenza dei tradizionali compiti. In ogni frazione c'è un ristretto gruppo di uomini che possono impersonare queste Maschere; spesso ci sono serie difficoltà a trovare chi ricopra questi ruoli, molto prestigiosi ma anche faticosi. Ci si accorda anche su chi preparerà i costumi e su chi vestirà queste Maschere che sono le uniche che richiedono delle persone specializzate. Nelle riunioni successive si concorda il numero dei partecipanti al Corteo e i mascheramenti da loro adottati. Spesso il Comitato organizzatore può porre un veto sul tipo di mascheramento. A Casamazzagno, ad esempio, nel Carnevale 1985 gli Organizzatori hanno espressamente proibito a due persone di mascherarsi da Matazèra in quanto tale personaggio non è proprio della tradizione della frazione. Agli organizzatori viene anche comunicato quale sarà l'argomento delle scenette dei Carri; ciò per evitare che i temi che saranno trattati risultino troppo polemici e offensivi e possano, quindi, provocare incidenti. La lista dei partecipanti, l'argomento dei Carri ed il tragitto del Corteo vengono resi noti ai Carabinieri. Le date di svolgimento delle Mascherate, ferma restando quella tradizionale di Santa Apollonia a Dosoledo vengono stabilite dall'Azienda Autonoma di Soggiorno e Turismo di Santo Stefano di Cadore in accordo con i locali Comitati turistici. A Candide, Casamazzagno e Padola tra una Mascherata e l'altra vi è spesso un intervallo di diversi anni. Questo fatto è spiegato con le difficoltà, soprattutto di ordine economico, di organizzarla annualmente. Non tutte le frazioni riescono a sostenere ogni anno i costi per il Carnevale che diventano sempre più alti. Spesso, così, si preferisce organizzare una grande Mascherata di tanto in tanto, piuttosto che farla annualmente. E' questo, ad esempio, il caso di Candide che, dopo un intervallo di nove anni, si è potuto permettere, nel febbraio 1985, una Mascherata molto bella, particolarmente apprezzata anche dagli abitanti degli altri paesi. Altro compito del Comitato è quello di provvedere alle spese, per le quali si ricorre spesso ai contributi di enti locali e di privati. Non tutte le frazioni si regolano allo stesso modo; ad esempio quelle che hanno delle sale per poter effettuare feste a pagamento durante l'anno, utilizzano questo denaro per il Carnevale. Altre, che non hanno questo tipo di entrate, si organizzano diversamente facendo pagare, ad esempio, una quota ai partecipanti. Oltre alla tradizionale Mascherata che si svolge in paese, negli ultimi anni le Mascherate di Comelico Superiore sono state richieste da paesi vicini che non hanno una propria tradizione carnevalesca: Candide, ad esempio, sempre nel 1985, ha fatto una replica della propria sfilata a Santo Stefano di Cadore ed in altri paesi; Casamazzagno ha portato spesso le sue Mascherate fuori del Comelico e, in particolare, a Milano ed in Svizzera in occasione di alcune manifestazioni folcloristiche. In paese si è molto orgogliosi di queste trasferte, considerate come un riconoscimento del valore e della bellezza della propria tradizione carnevalesca19).
Il Carnevale, è stato sottolineato più volte, è lungi dall'essere una struttura fissa, immobile nel tempo. Anche a Comelico saranno quindi avvenuti cambiamenti e modificazioni senza che di questi sia rimasta traccia o memoria nella tradizione orale. Tuttavia nel corso della ricerca sono emerse alcune delle modificazioni verificatesi nella struttura del Carnevale. Qui di seguito, fra quelle già segnalate via via nel corso dell'esposizione, vorrei ricapitolare le principali.
Fino a pochi anni dopo la seconda guerra mondiale a Comelico Superiore, come nella maggior parte dei Carnevali tradizionali, alle donne e ai bambini era proibita la partecipazione alla Mascherata. Non mancano, tuttavia, notizie di donne che hanno cercato di prendere parte al Corteo, favorite dal fatto che la maschera sul viso non veniva mai tolta, se non spontaneamente. Se scoperte, però, le donne venivano intimorite e punite da parte degli altri partecipanti con lazzi e pesanti scherzi. Oggi, invece, le donne e i bambini partecipano tranquillamente alla Mascherata. La presenza femminile a Comelico è ormai talmente consolidata che da diversi anni è sorta la figura della Matazina: la controparte femminile del Matazìn. Il costume è uguale a quello del personaggio maschile, fedele nel ripetere uno per uno gli elementi fondamentali: gli scialli colorati, l'alto cappello cilindrico riccamente decorato, la bacchetta, i guanti, il fazzoletto, la bomboniera. La Matazina, spesso più di una, sfila assieme ai Matazìns, apre il Corteo e balla con loro. Tuttavia la figura della Matazina, a mio avviso, non ha l'importanza ed il prestigio di cui gode invece la Maschera maschile.
Un'altra innovazione, piuttosto recente, è la figura della Matazèra, la controparte povera del Matazìn. Creata negli anni '50 per dare una guida alle "Coppie da vecchia", questa Maschera è impersonata sia da uomini sia da donne (generalmente vi sono almeno un uomo e una donna). Non vi è differenza di importanza e prestigio tra la Matazèra uomo e la Matazèra donna, come si riscontra, invece, nel caso della Matazina20). Solo la frazione di Casamazzagno non ha adottato questa innovazione ed anzi considera la mancanza della Matazèra un tratto distintivo della propria tradizione carnevalesca21). Tra i tratti tipici del Carnevale di Comelico Superiore che sono scomparsi è da ricordare il giro che il Corteo faceva in passato per prendere e poi, al termine della Mascherata, riaccompagnare le Maschere alle proprie abitazioni. Questa usanza pare che si sia conservata più a lungo nella frazione di Casamazzagno. Una volta, inoltre, uno dei momenti più importanti della Mascherata era la visita che il Corteo faceva nelle case del paese, soprattutto quelle in cui vi erano giovani ragazze. Qui tutte le Maschere ballavano e si mangiava e beveva. Come si è visto, attualmente il Corteo non fa più il giro delle case; questo cambiamento è spiegato in paese con la trasformazione che hanno subito le "stue", divenute dei veri e propri salotti e, quindi, non più adatte ad ospitare il chiassoso gruppo di Maschere. Per di più c'è anche da notare che in paese, a causa dell'emigrazione, non ci sono più molti giovani ed i ragazzi, inoltre, hanno oggi molte più occasioni di incontro che in passato. Il Carnevale ha perduto quindi la sua importanza come periodo particolare che permetteva ai giovani mascherati di entrare nelle case delle ragazze e fare conoscenza22).
Tra le trasformazioni che sono emerse nel corso della ricerca vorrei ancora sottolineare il fatto che, in passato, il Laké ed il Matazìn avevano sul viso una maschera23). Era una maschera dai lineamenti regolari, delicati e dal colorito chiaro. E' stata definita una maschera "da bella". Attualmente non viene più indossata. L'eliminazione della maschera è spiegata con il fatto che era troppo faticoso tenerla per tutto il giorno sul viso. Nel 1985 il Laké ed il Matazìn di Dosoledo hanno voluto rimettere la maschera per ricevere il Corteo di Padola.
Infine è da segnalare la scomparsa delle Maschere "da bella" in senso tradizionale e la loro sostituzione con mascheramenti moderni24).
A Comelico Superiore è presente a metà Quaresima la tradizione del "burde la muta" (bruciare la pupazza) che corrisponde a quella del "bruciare la vecchia" diffusa in gran parte d'Italia25).
Secondo quanto emerge dalla ricerca, in questa occasione i ragazzi26) si mascheravano nuovamente e al suono degli "zampognoni", i campanacci, accompagnavano una pupazza fatta di stracci e paglia su un prato e la bruciavano.
Di notte poi i ragazzi giravano per le strade e, agitando i campanacci, svegliavano il paese. Si fermavano sotto le finestre delle ragazze e leggevano il testamento, un componimento in versi, con il quale la "muta" (la pupazza) "dava la dote", lasciava cioè alle giovani da marito le cose più diverse e strane, assegnandole secondo le loro qualità. In questo modo venivano sottolineati i pregi ma anche i difetti, la poca voglia di lavorare, il desiderio di divertimento delle ragazze del paese. Attualmente la tradizione del bruciare la pupazza è ancora presente ma ha subito delle trasformazioni, perdendo di importanza. Forse perché in passato si è abusato della libertà di parola, arrivando a toni troppo offensivi, il testamento indirizzato alle ragazze è caduto in disuso. Ora la cerimonia è divenuta una festa per i piccoli: i bambini si mascherano ed assistono al rogo della pupazza. Viene poi letto il testamento con il quale la "muta", con versi ora molto più bonari rispetto al passato, lascia la dote ai bambini. Per questa occasione, negli ultimissimi anni, è tornata a mascherarsi anche qualche "Coppia da vecchia".
ore 8,40
Nei pressi della casa dove si stanno preparando il Laké ed il Matazìn - via alla Costa 2 - si sente in lontananza un tintinnio di campanelli è il "Paiazo" (Pagliaccio) che, saltellando allegramente per le vie del paese ancora deserto, è venuto a prendere il Laké. Indossa delle scarpe dalla punta lunghissima, dei pantaloni a quadri con le gambe di diverso colore, un'ampia camicia gialla a fiorellini con un gran bavero intorno al collo. In testa ha una folta parrucca riccia. Il volto è completamente nascosto da una barba posticcia e da un grande paio di occhiali di plastica. Indossa poi un cappellino a spicchi multicolori. Arrivato alla casa, vi entra e rimane dentro per qualche minuto.
ore 8,50
Il Pagliaccio esce dalla casa precedendo il Laké. La figura di questi è completamente avvolta da scialli28). La tonalità dei colori di questi scialli è il pastello, il giallino, il celeste e il rosa; in testa ha la "calotta", un alto cappello a forma di cilindro, rosso, decorato con gioielli, spille, fili di perle cuciti in modo da formare complessi disegni. La sommità del cappello è guarnita con fiori. Da dietro scende un fascio di lunghi nastri colorati fermati da un fiocco. Sulle guance sono disegnati i semi delle carte da gioco. Ha barba e baffi. Le mani sono coperte da guanti bianchi; con la destra impugna una bacchetta ricoperta di nastri e sormontata da una pallina natalizia mentre nella sinistra, da cui pende un candido fazzoletto ricamato, tiene la "bomboniera", una scatolina argentata nella quale sono contenuti dei confettini. Il Pagliaccio ed il Laké, procedendo di corsa si dirigono verso la piazza. Di tanto in tanto si intrattengono con qualche passante, scambiano alcune parole, ed il Laké offre i confettini. Il Pagliaccio grida: "allegria", "felicità", "è Carnevale". Una volta giunti sulla piazza, fanno il giro dei bar che ivi si trovano. Il Laké è costretto a inchinarsi per poter entrare nei locali, data l'altezza del cappello. All'interno viene offerto loro da bere e chiacchierano con i presenti. Anche dentro il bar il Laké continua a saltellare. Salutano ed escono nuovamente. Fanno un giro della piazza; il Laké continua ad offrire confettini dalla bomboniera, il Pagliaccio chiacchiera con la gente non mascherata, ancora poca per la verità, che comincia a raccogliersi in piazza. Entrano poi in un altro locale dove viene loro offerto nuovamente da bere. La stessa cosa si ripete nel terzo bar che sorge sulla piazza.
ore 9,05
Escono dal bar. Con passo saltellante tornano nuovamente in via alla Costa e rimangono un po' nella casa. Qui, infatti, è stata ultimata la vestizione del Matazìn mentre il Pagliaccio ed il Laké compivano il giro dei bar.
ore 9,15
Dal portone escono il Pagliaccio, il Laké ed il Matazìn29). Quest'ultimo è vestito esattamente come il Laké; i soli elementi che permettono di distinguerlo sono il colore più scuro del cappello e degli scialli nonché la statura leggermente inferiore. Il colore del cappello è nero, decorato con gli stessi elementi di quelli del Laké. La tonalità degli scialli e prevalentemente sul rosso, blu e giallo acceso. Anche il Matazìn ha disegnati i semi delle carte da gioco ed ha barba e baffi. Il gruppetto si intrattiene per qualche minuto con le ragazze che hanno vestito le due Maschere e con alcune persone che sono venute a salutarli.
ore 9,25
Le tre Maschere si avviano verso la piazza seguendo lo stesso tragitto che avevano fatto in precedenza il Pagliaccio ed il Laké. Fanno un giro della piazza saltellando: il Laké ed il Matazìn offrono i confettini e salutano la gente. Al gruppetto, nel frattempo, si è aggiunto un altro Pagliaccio. Entrano in un bar. All'interno il Laké ed il Matazìn continuano a saltellare, viene offerto loro da bere, chiacchierano un po' con la gente che è dentro. La medesima cosa si ripete negli altri due bar. Sulla piazza c'è ora molta più folla: tra pochi minuti, infatti, inizierà la Messa nella Chiesa che con la sua scalinata domina la piazza. La gente già inizia a fare commenti sul comportamento e l'abilita del Laké e del Matazìn; immancabili sono i paragoni con i Carnevali degli anni passati. Sulla piazza non c'è nessuna persona mascherata: si tratta in prevalenza di gente che non prenderà parte direttamente al Corteo mascherato. Le Maschere, invece, sono ancora nelle case dove stanno terminando di vestirsi.
ore 9,30
Arrivano dalla via principale un Pagliaccio e due Matazeri. L'abbigliamento della Matazera30) ricorda molto quello del Laké e del Matazìn ma in senso negativo. E' vestita, infatti, con fazzoletti molto scuri, prevalentemente neri, un alto cappello cilindrico di colore viola intenso, decorato con tappi di bottiglia, pasta alimentare, mollette per la biancheria. La sommità è decorata con fiori dai colori scuri. Dal retro scende un fascio di cravatte. In mano ha un bastoncino di legno. Sulle guance sono disegnati i semi delle carte da gioco. Tutti i Pagliacci hanno vestiti molto colorati; nascosti sotto gli abiti hanno dei campanellini che risuonano ad ogni loro movimento. Il viso è truccato in modo vistoso sul genere dei clowns dei circhi. Un Pagliaccio, però, si distingue dagli altri: sul viso, infatti, ha una maschera di legno che, peraltro, non assomiglia ai tipici "volti" da vecchia31). E' interessante notare che questa maschera ha in bocca un bottone gemello che passa tra le labbra32). Alcuni Pagliacci hanno in mano la "canna d'India", cioè un bastone da passeggio, che utilizzeranno durante il tragitto del Corteo e poi sulla piazza per tenere ad una certa distanza il pubblico dalle Maschere. Arriva poi un altro Pagliaccio, quindi altre Maschere vestite in modi diversi. Tutti questi personaggi non si fermano neanche un momento sulla piazza ma, assieme al Pagliaccio, al Laké ed al Matazìn, proseguono sulla strada nazionale in direzione di Candide per raggiungere la "Locanda al Gallo", luogo tradizionale di raduno.
Nel frattempo la gente (non mascherata) che affollava la piazza comincia ad entrare in Chiesa per assistere alla Messa33).
ore 9,45
Il gruppo di Maschere è arrivato davanti alla Locanda.
I musicisti (due fisarmoniche, una chitarra, un basso ed un violino) sono già qui ed incominciano a suonare. La musica che viene suonata tradizionalmente è la "vecchia", una polka.
Il Laké ed il Matazìn iniziano a ballare dentro la Locanda e poi escono e danzano nella strada. Le due Maschere fanno prima alcuni giri di ballo in coppia; poi si allontanano l'uno dall'altro e compiono alcune giravolte su sé stessi. Alla fine tornano uno di fronte all'altro e, tenendo le braccia bene allargate, saltano contemporaneamente il più in alto possibile per tre volte. Questa serie di movimenti viene ripetuta diverse volte. Gli scialli, elemento fondamentale del loro costume, seguendo i movimenti del ballo, si sollevano e ricadono a ritmo, contribuendo così a sottolinearne la ricchezza e la raffinatezza. I Pagliacci bloccano le automobili che transitano per non interrompere il ballo. Continuano ad arrivare altre Maschere; sopraggiungono anche altre due Matazeri impersonate da un ragazzo ed una ragazza. In mano hanno ciascuno un tostacaffè annerito. Anche le Matazeri ballano: il ballo è lo stesso del Laké e del Matazìn ed è caratterizzato ugualmente da piroette e salti. Le Matazeri, essendo complessivamente quattro, ballano a due a due in coppia e poi, per i salti finali, si dispongono in circolo.
ore 10,05
Sono arrivate diverse Maschere, saranno circa trenta. I travestimenti sono molto vari: ci sono persone mascherate da neonati, altri rappresentano due boia con un condannato. Alcune ragazze sono vestite da orientali. Un bambino molto piccolo, tre o quattro anni, è vestito perfettamente da Matazìn ma, come avrò modo di osservare in seguito, sfila tranquillamente in mezzo alle altre Maschere senza ripetere in alcun modo i gesti del Matazìn adulto34). Il Laké ed il Matazìn fanno un altro ballo tra di loro. Le Maschere si cominciano a preparare per tornare in piazza; i Pagliacci controllano il traffico e fanno in modo che tutti si dispongano secondo l'ordine da osservare nel Corteo.
ore 10,15
Il Corteo parte a suon di musica. I Pagliacci vanno avanti e indietro per controllare il regolare svolgimento. In testa va il Laké, affiancato dal Pagliaccio, un po' più dietro il Matazìn che apre il Corteo vero e proprio. (Osservo che non ci sono le Matazine). Seguono nell'ordine la Musica e le Matazeri35) subito dopo le Coppie: prima quelle "da bella" e poi il gruppetto di quelle "da vecchia". Non è facile stabilire dove finisca un gruppo ed inizi l'altro36). Infatti non ci sono mascheramenti che possano considerarsi "da bella" in senso tradizionale, contrapposti a quelli "da vecchia" e, quindi, facilmente riconoscibili. Per di più poche Maschere "da vecchia" hanno i "volti" di legno; molte hanno sul viso maschere di plastica o di cartapesta. Ad una più attenta osservazione, quest'ultimo gruppo si può comunque riconoscere dai vecchi vestiti che indossano i componenti e che erano usati quotidianamente in paese. Alcuni hanno attrezzi da lavoro come secchi per il latte, gerle, cesti, lanterne. Molte Maschere hanno vestiti femminili, lunghe gonne, fazzoletti in testa e severi scialli neri sulle spalle. Qualcuno ha ai piedi "li tarali", gli zoccoli di legno, oppure gli "scarpetti", scarpette di stoffa come ancora vengono confezionate in casa da alcune famiglie. Alla fine del Corteo seguono due Carri, uno dedicato ai sessanta anni della RAI ed uno rappresentante un asilo nido, ed anche un'automobile, ripitturata con colori sgargianti per l'occasione, a bordo della quale ci sono due Pagliacci. I1 Corteo percorre lentamente la strada nazionale che porta alla piazza del paese; il Laké è costantemente di qualche metro più avanti del Matazìn e procede sempre saltellando o di corsa. Il Matazìn rimane più dietro, sempre vicino alla Musica; procede facendo continuamente delle giravolte su se stesso, generalmente tre in un senso e tre nell'altro. Di tanto in tanto il Laké torna indietro, raggiunge il Matazìn, ed insieme compiono alcuni salti, uno di fronte all'altro. Poi il Laké si allontana e torna nuovamente alla testa del Corteo. Anche le Matazeri durante il percorso si muovono al ritmo della musica e procedono ruotando su sé stesse. I Pagliacci salutano il pubblico ed ogni tanto fanno qualche buffa capriola.
Ore 10,25
Il Corteo è quasi nei pressi della piazza; un po' di folla fa ala alla sfilata delle Maschere. Improvvisamente il Laké, seguito dal Pagliaccio, parte di corsa, arriva sulla piazza, fa un giro e torna indietro verso il Corteo. Raggiunto il Matazìn, gli si pone di fronte ed insieme fanno una serie di salti elevandosi il più possibile e tenendo le braccia sollevate per allargare gli scialli. Poi il Laké torna nuovamente in testa ed arriva per primo in piazza.
ore 10,30
Le Maschere giungono lentamente in piazza. Nel frattempo la Messa è terminata e la gente comincia ad uscire dalla Chiesa: molti rimangono sulla gradinata per vedere meglio l'arrivo del Corteo, altri si dispongono in circolo sulla piazza, aspettando che giungano tutte le Maschere. La Musica si sistema di lato su un piccolo palco approntato per l'occasione. Il Laké ed il Matazìn si pongono al centro e fanno un primo ballo tra loro; tutta l'attenzione del pubblico è rivolta al ballo delle due Maschere. I Pagliacci girano in circolo tenendo a distanza la folla e badando che nessuno disturbi la danza. Il ballo è quello che ho già visto alla "Locanda al Gallo", ma qui, nel centro della piazza, con tutta la gente che fa corona, i movimenti acquistano un risalto ancora maggiore. I due ballerini, ben sapendo che questo è uno dei momenti più spettacolari e più attesi della Mascherata, si impegnano al massimo, cercando di coordinare perfettamente i loro gesti, soprattutto al momento dei salti. Dopo quello del Laké e del Matazìn è il momento del ballo delle Matazeri; i movimenti sono quelli che già conosciamo. Adesso, insieme ai Pagliacci corrono in circolo anche il Laké ed il Matazìn. Terminato il ballo delle Matazeri, anche le altre Maschere entrano nel circolo e si uniscono alle danze. Ora il ballo è solo a coppie ed il Laké, il Matazìn e le Matazeri non fanno più i "salti di incontro". Non c'è separazione tra le Maschere, tanto è vero che il Laké balla con una Maschera "da vecchia"37). Ad un certo punto anche il pubblico si inserisce e balla con le maschere. Di tanto in tanto il Laké, il Matazìn e le Matazeri si allontanano ed entrano nel bar più vicino dove viene offerto loro da bere. Poi rientrano nel circolo e tornano a ballare in coppia con qualcuno oppure riprendono a saltellare.
Ore 11,45
Terminano i balli per tutti. Il Laké ed il Matazìn fanno un altro ballo tra di loro. Lo stesso fanno le Matazeri. Le Maschere si sistemano in Corteo e si incamminano nuovamente. Ci sarà ora la pausa per il pranzo. Il Corteo, nell'ordine tradizionale che ormai conosciamo, lascia la piazza e si dirige verso il locale dove è stato organizzato il pranzo. L'appuntamento con la Mascherata è per le ore 14 circa, nuovamente in piazza.
Ore 14,25
Il Corteo torna in piazza. Il Pagliaccio ed il Laké precedono tutto il gruppo; segue ad una certa distanza il Matazìn, la Musica, le Matazeri e via via tutte le Coppie. Noto che ci sono molte più Maschere di quelle che c'erano nella mattinata; si sono aggiunte altre "Coppie da vecchia". Anche il pubblico è aumentato rispetto alla mattina; è arrivata molta gente dai paesi vicini. La Musica si sistema nuovamente nel suo spazio riservato, ricominciano i balli.
Osservo che anche le Matazeri offrono caramelline che sono contenute nel tostacaffè. I balli si protraggono per diverso tempo. Il pubblico balla con le Maschere in una atmosfera di grande partecipazione ed allegria. Nel pomeriggio si ripete in pratica il programma della mattina, in più c'è il momento della scenetta dei Carri. Terminata la festa sulla piazza con il ballo di chiusura del Laké e del Matazìn e poi delle Matazeri, le Maschere si disperdono; la maggior parte però segue il Laké, il Matazìn e la Musica e si raccoglie in un locale del paese: qui si continuerà a danzare e a fare festa. La serata si concluderà a tarda notte. Anche nel locale il ballo di apertura e di chiusura spetta al Laké ed al Matazìn.
1. Come si può ben vedere dalla descrizione, durante lo svolgimento della Mascherata non vi è alcun riferimento alla Santa Patrona.
2. Ad esempio, secondo gli abitanti di Candide, Casamazzagno e Padola il Corteo di Dosoledo "è tutto diverso dal nostro modo di fare" ed il Matazìn è vestito "in tutto un altro modo". A Casamazzagno inoltre si sottolinea sempre di non aver accettato l'innovazione della Matazèra; questo è considerato un elemento peculiare della propria tradizione carnevalesca, tanto che il locale Comitato organizzatore ha espressamente vietato di vestirsi da Matazèra. Per questi argomenti vedi anche funzione e struttura.
3. E' questo il caso di alcune località in Val di Fassa. Come segnala Poppi (1981), a Campitello, uno dei centri più rinomati del turismo invernale, alcuni personaggi della tradizione carnevalesca sono stati reinterpretati e riproposti per renderli comprensibili anche ad un pubblico estraneo.
4. Il Laké è presente sia a Dosoledo sia a Padola. Vorrei però sottolineare che parlando con gli abitanti di Comelico Superiore si ha l'impressione che il Laké sia considerato un personaggio tipico di Dosoledo. Vedi anche funzione e struttura.
5. L'esclusione delle donne e dei bambini è, del resto, un tratto tipico della maggior parte dei Carnevali tradizionali. Per questo argomento vedi anche funzione e struttura e aspetti comparativi.
6. Il sistema del bottone è notevolmente usato per camuffare la voce. Si usa un bottone gemello o si passa una cordicella tra due bottoni normali; quando si mette la maschera sul viso un bottone è tenuto in bocca mentre l'altro è poggiato fuori sulle labbra della maschera.
7. Da diversi anni è comparsa la figura della Matazina, controparte femminile del Matazìn. Vedi i protagonisti.
8. Vi è una piccola diversità nel modo di vestire queste due Maschere a Dosoledo rispetto alle altre frazioni. Vedi i protagonisti.
9. A Dosoledo e Padola invece di due Matazìns vi sono sempre almeno un Laké ed un Matazìn.
10. Non sempre ci sono due gruppi di musicisti; dipende dall'ampiezza del Corteo. A Dosoledo, per esempio, nel 1985 vi era solo un gruppo di musicisti. A Candide poiché la Mascherata era molto più numerosa ve ne erano due.
11. Voglio ricordare che il Comitato che organizza la Mascherata è a conoscenza degli argomenti proposti dai Carri.
12. A Dosoledo e Padola il primo è il Laké, poi il Matazìn. In questa parte, per comodità espositiva, parlando dei Matazìns nel caso di Dosoledo e Padola, intendo Laké e Matazìn. Per una particolareggiata descrizione etnografica della Mascherata di Dosoledo, che presenta alcune particolarità.
13. A Dosoledo il Laké ed il Matazìn vengono "presi" solo dal Pagliaccio. La Musica va direttamente al luogo di ritrovo del Corteo.
14. Secondo alcuni informatori, in teoria, i due gruppi dovrebbero rimanere separati. Vedi anche funzione e struttura.
15. Questo è un argomento molto sentito a Comelico Superiore.
16. Anche in altri Carnevali tradizionali spesso il Corteo Mascherato visita soprattutto le case in cui ci sono ragazze in età da marito o comunque donne. Vedi funzione e struttura e aspetti comparativi.
17. Questi Comitati si trovano in ogni paese della Valle e sono stati creati per promuovere più organicamente, con l'appoggio dell'Azienda di Soggiorno e Turismo di Santo Stefano, lo sviluppo turistico della zona.
18. In molti Carnevali tradizionali i giovani del paese, spesso coscritti, hanno un ruolo importante nell'organizzazione e sovente ne sono gli animatori quasi esclusivi. Vedi anche funzione e struttura e aspetti comparativi.
19. Per questo argomento vedi anche funzione e struttura.
20. Per questo argomento vedi anche i protagonisti e funzione e struttura.
21. Vedi di questo capitolo la nota 2).
22. Vedi anche funzione e struttura e aspetti comparativi.
23. Vedi i protagonisti.
24. Vedi i protagonisti e funzione e struttura.
25. Per un recente contributo sulla tradizione della vecchia di Mezza Quaresima cfr. Beduschi, Lidia, "La vecchia di Mezza Quaresima", Le interpretazioni del Carnevale, La Ricerca Folklorica, 1982, Brescia, Grafo, pp. 37-46.
26. Secondo alcuni informatori erano coscritti. Per altri erano più genericamente i giovani maschi.
27. La Mascherata prende il nome dalla Santa Patrona di Dosoledo.
28. Per una descrizione particolareggiata del Laké di Comelico Superiore vedi i protagonisti
29. Per il Matazìn vedi i protagonisti
30. Per la Matazèra vedi i protagonisti
31. Nessuna delle persone da me interpellate ha saputo dirmi se questa maschera era considerata "da bella" o "da vecchia". Potrebbe anche trattarsi di una maschera proveniente da qualche altra località o non creata appositamente per il Carnevale. Voglio ricordare che a Comelico Superiore ci sono diversi negozi di antiquari che possiedono maschere provenienti anche da altre zone. Spesso questi antiquari prestano le maschere per il Carnevale.
32. Vedi di questo capitolo la nota 6).
33. Le Maschere, dunque, durante la celebrazione della Messa nella Chiesa si allontanano dalla piazza e vi tornano solo al termine della Funzione.
34. Questo Matazìn che sfila in mezzo alle altre Maschere è un caso molto singolare. Vedi i protagonisti.
35. In teoria le Matazeri dovrebbero sfilare dopo le "Coppie da bella" e precedere quelle "da vecchia".
36. Se in teoria le Maschere "da vecchia" sono ben caratterizzate, nella realtà non sempre è facile riconoscerle. i protagonisti.
37. Vedi di questo capitolo la nota 14).