Nella sezione dedicata allo svolgimento precedente ho avuto modo di accennare brevemente alle Maschere tradizionali del Carnevale comelicese. In questa sezione mi propongo, invece, di descrivere dettagliatamente queste figure. Ho ritenuto indispensabile inserire questa analisi delle caratteristiche etnografiche delle Maschere in quanto una puntualizzazione precisa di tutti gli elementi che caratterizzano tali figure nell'ambito del Carnevale comelicese, risulterà molto utile in fase comparativa consentendomi un agile confronto con altri contesti carnevaleschi.
Non tratterò tutti i mascheramenti che compaiono nelle Mascherate bensì solo quelli che sono risultati in base alla ricerca, essere tipici ed avere un ruolo fondamentale all'interno della tradizione carnevalesca di Comelico Superiore.
Nelle pagine che seguono ho cercato, quindi, sulla base delle mie osservazioni e delle informazioni raccolte, di descrivere il più chiaramente possibile le caratteristiche proprie di queste Maschere sia per quanto riguarda il loro costume sia per i loro ruoli. In questa parte prendo in considerazione ciascuna figura singolarmente, mettendone in evidenza i tratti propri e gli elementi che le differenziano dalle altre Maschere; dove possibile riporto anche le trasformazioni avvenute nel tempo. Per uno studio dei rapporti di tali Maschere all'interno della struttura carnevalesca di Comelico Superiore rimando invece alla sezione dedicata a fuzione e struttura.
Il Matazìn1) è la Maschera principale e più rappresentativa del Carnevale comelicese.
Compare fondamentalmente uguale nelle Mascherate delle quattro frazioni; solo a Dosoledo, come vedremo in seguito, il Matazìn presenta alcune particolarità per quanto riguarda il costume. In ogni Mascherata vi sono sempre almeno due Matazìn; a Dosoledo e Padola, invece, il Matazìn è in coppia con il Laké. Il numero dei Matazìns può però anche aumentare in rapporto all'estensione del Corteo. Questa Maschera è sempre impersonata da un uomo; in tempi più recenti è comparsa la Matazina, controparte femminile del Matazìn.
Tutto, in questo personaggio, concorre a sottolinearne l'eleganza e la ricercatezza, in altri termini il carattere non comune.
Prima di vedere quali sono le caratteristiche del costume, vorrei sottolineare che il Matazìn è l'unica Maschera a Comelico Superiore (ad eccezione del Laké di Dosoledo e Padola che, però, in quei paesi ha la stessa importanza del Matazìn) che richiede delle persone specializzate per la confezione del costume prima e per la vestizione dell'attore poi.
In passato, molti elementi che formano il costume erano prestati dalle donne del paese ed in particolare scialli, nastri colorati e gioielli. Si prestavano volentieri perché non vi era la possibilità di acquistarli; tutte le donne della frazione, così, contribuivano a realizzare il costume del proprio Matazìn. Al termine della Mascherata il costume era disfatto e tutti questi oggetti erano restituiti alle proprietarie.
Attualmente non si ricorre quasi più al prestito; invece di gioielli veri si usa bigiotteria ed i nastri e gli scialli sono acquistati per l'occasione dalla persona che veste il Matazìn, spesso con qualche contributo del Comitato organizzatore.
Il costume è composto da una sovrapposizione di elementi dell'abbigliamento maschile e dell'abbigliamento femminile. Il Matazìn così risulta caratterizzato da un costume vagamente ambiguo, metà maschile e metà femminile2).
Gli elementi che compongono il costume del Matazìn sono ormai fissati dalla tradizione e vengono rispettati ogni anno. Tuttavia, come vedremo, è lasciata una certa libertà a chi lo prepara sia nella scelta dei colori degli scialli e nastri sia nel modo di disporre i vari oggetti preziosi.
Il costume anche oggi non è conservato ma, ogni volta, al termine del Carnevale, è disfatto per essere preparato nuovamente in occasione della Mascherata dell'anno seguente.
A Comelico Superiore, come in molte altre località, era questa un tempo l'unica forma di partecipazione femminile al Carnevale oltre, come si è visto, al prestito dei vari elementi. La capacità di vestire il Matazìn si tramandava di famiglia in famiglia; negli anni passati questa tradizione aveva perso un po' di importanza. Attualmente, in seguito anche all'interessamento dei Comitati che organizzano il Carnevale, è tornata in auge e si trovano persino delle ragazze giovani (ad esempio a Dosoledo) che sono in grado di assolvere un tale compito. La preparazione del costume comincia molto tempo prima della Mascherata ma viene ultimata la mattina stessa poiché molti gioielli e scialli vengono cuciti direttamente sulla persona. Il Matazìn indossa dei pantaloni a sbuffo che arrivano al di sotto del ginocchio, con una gamba di colore diverso dall'altra, calzettoni bianchi traforati, guarniti con nastrini colorati. Ai piedi calza scarpe comuni guarnite da colorati pompon di lana o fiori. Sotto gli abiti il Matazìn indossa la "sonagliera", una specie di gilet sul quale sono attaccati numerosi campanellini del tipo di quelli usati per i cavalli, dal suono molto gradevole e che risuonano ad ogni passo3).
Ha poi una blusa bianca. In genere è un maglioncino a collo alto su cui sono state applicate maniche di raso di colore diverso tra loro e non corrispondenti ai colori dei pantaloni. Le maniche sono inoltre ricoperte da un velo di tulle e strette ai polsi da un merletto.
Sul davanti della maglia sono appuntate numerose collane e spille. Molto spesso le collane sono messe in gradazione: le più corte intorno al collo e via via quelle più lunghe in modo da coprire quasi completamente la parte anteriore della maschera. Ci sono però anche molti altri modi per decorarla, secondo la fantasia e gli oggetti a disposizione.
In vita ha una alta cintura a fascia, per lo più di raso o comunque di tessuto prezioso, decorata anche questa con gioielli, paillettes, specchietti.
Dalla cinta scende, a mo' di gonnellino, uno scialle piegato a triangolo e annodato dietro.
Gli elementi più spettacolari del costume del Matazìn sono, comunque, gli scialli e l'alto cappello.
Gli scialli, per lo più di seta ma anche di lana, hanno colori molto brillanti e lunghe frange; molti hanno fantasie floreali.
A Candide, Casamazzagno e Padola sono appuntati solo sulle spalle del Matazìn: cuciti per un pizzo, ricadono per tutta la loro lunghezza sulla schiena, fin oltre il ginocchio, formando un originale e variopinto mantello.
A Dosoledo, invece, gli scialli sono disposti in modo differente e ricoprono completamente la figura del Matazìn; è proprio questa la caratteristica cui accennavo all'inizio che differenzia il Matazìn di Dosoledo da quello delle altre frazioni.
Qui la tradizione locale vuole infatti che gli scialli siano disposti oltre che sulle spalle anche sul petto: il Matazìn di Dosoledo, quindi, non ha gioielli appuntati sulla maglia, ma un numero maggiore di scialli; il costume è poi completato da un grandissimo collo rotondo di merletto bianco che arriva a coprire anche le spalle.
E' necessaria una notevole abilità ed esperienza nel disporre gli scialli. Questi, infatti, devono essere sistemati in modo che durante la Mascherata, e soprattutto nei momenti del ballo seguendo i movimenti della persona, possano sollevarsi ed allargarsi a ruota sottolineando ed amplificando i gesti del Matazìn. Non pare che vi sia una scelta obbligata nel colore degli scialli, né che al colore sia dato un particolare significato. La scelta, piuttosto, è legata al gusto della persona che prepara il vestito, la quale decide, di volta in volta, quale sarà la tonalità predominante del costume del Matazìn per la Mascherata di quell'anno. Si cerca sempre, comunque, di cambiare un po' il colore da un Carnevale all'altro. A Dosoledo, invece, la scelta del colore degli scialli (e del cappello) ha un'importanza fondamentale: infatti la differenza cromatica tra gli scialli del Matazìn e quelli del Laké e uno degli elementi4) che permettono di distinguere, al di là dei loro ruoli, un personaggio dall'altro. Gli scialli del Matazìn sono tradizionalmente sempre un po' più scuri di quelli del Laké. Altro elemento caratteristico del costume del Matazìn è, come ho detto, il copricapo. Il cappello, o "calotta" secondo il termine locale è cilindrico, molto alto e riccamente decorato. Anche il cappello, come il vestito, non è conservato ma ogni anno è preparato nuovamente in occasione della Mascherata dalla stessa persona che provvede all'abito. E' costituito da un alto cilindro di cartone di circa 40 centimetri, foderato con stoffa a tinta unita. Il colore è deciso di volta in volta.
A Dosoledo, invece, così come abbiamo visto per gli scialli, il colore del cappello del Matazìn è molto importante e deve essere sempre più scuro di quello del Laké. Su questo cilindro vengono poi fissati, con un paziente lavoro per lo più di cucito, collane, spille, paillettes, specchietti. La decorazione del cappello segue la fantasia di chi lo prepara. I motivi decorativi risultano comunque sempre molto complessi: le collane, spesso fili di perle, sono fermate in modo da formare fantasiosi disegni, motivi geometrici, losanghe, intrecci. Le spille, argentate, dorate, di strass sono a loro volta fermate con cura per formare altri motivi ornamentali .
Spesso vi sono degli specchietti5) sul davanti ed anche sui lati; tutti questi particolari rendono particolarmente luminoso e splendente, spesso abbagliante, il cappello. La sommità della "calotta" è completamente ricoperta di fiori, oggi per lo più finti, di plastica o stoffa; tale scelta è motivata dal fatto che quelli veri non potrebbero durare tutta la giornata. Dal retro del cappello scende un fitto fascio di nastri multicolori. Sono trattenuti sul cappello da un grosso fiocco e, una volta indossata la "calotta", vengono lasciati ricadere liberamente sulle spalle del Matazìn, arrivando fino quasi al bordo inferiore degli scialli. Prima di infilare il cappello, il Matazìn copre la testa con un grande fazzoletto bianco che nasconde completamente i capelli. In alcuni casi il fazzoletto ha un ampio bordo ricamato che incornicia il viso. Il cappello, indossato piuttosto calato sulla fronte, è tenuto ben fermo da due fettucce annodate sotto il mento. Un altro elemento del costume, che contribuisce a sottolineare la raffinatezza e l'eleganza del Matazìn, è costituito dai guanti bianchi di pizzo; dal sinistro inoltre pende un delicato fazzolettino anche esso bianco. Con la mano destra il Matazìn impugna una bacchetta formata da un bastoncino ricoperto di nastri colorati e sormontato da una pallina di quelle usate per gli addobbi natalizi. Nella sinistra tiene la "bomboniera", una scatolina d'argento nella quale sono contenuti i "confettini", caramelline colorate che il Matazìn offre di tanto in tanto al pubblico, soprattutto quando il Corteo si ferma nelle piazze dei paesi per ballare.
Secondo quanto è emerso dall'indagine, in passato fino al periodo precedente la seconda guerra mondiale, il Matazìn per tutta la giornata della Mascherata aveva il viso coperto da una maschera di legno. Tale maschera è stata definita "da bella" poiché era caratterizzata da lineamenti regolari e gentili e da un colorito roseo. Attualmente il Matazìn non porta la maschera; questo perché, secondo quanto riferiscono in paese, era molto faticoso tenere la maschera sul viso tutta la giornata e così, per comodità, si è preferito eliminarla. I Matazìns adesso, quindi, agiscono a viso scoperto. Ho notato che tutti hanno il pizzetto ed i baffi. Pare che, almeno attualmente, siano dei tratti obbligatori per il Matazìn tanto che se gli attori che impersonano questa Maschera non hanno affatto il pizzetto ed i baffi, oppure non sono sufficientemente evidenti, questi tratti vengono appositamente disegnati sul viso. Spesso il Matazìn ha sulle guance disegnati i semi delle carte da gioco ma, al contrario del pizzetto e dei baffi, questi non risultano essere un elemento obbligatorio. Ho avuto l'occasione di vedere una maschera che mi è stata espressamente indicata come una Maschera da Matazìn; è di legno di tiglio, presenta tre forellini, due all'altezza degli zigomi ed uno molto in alto sulla fronte, attraverso i quali passano delle cordicelle che servivano per tener ferma la maschera sulla nuca; all'interno reca incisa la data del 1936. La superficie è molto levigata, i lineamenti regolari, il colorito è chiaro con le gote rosa. Con il colore nero è tratteggiata l'attaccatura dei capelli e le sopracciglia. Sempre con il nero è accennato il pizzetto mentre molto evidenti risultano i baffi disegnati all'insù. Premettendo che non ho potuto esaminare a lungo tale maschera né confrontarla eventualmente con altre maschere da Matazìn, vorrei comunque riportare una mia impressione: i baffi ed il pizzetto sembrano essere stati aggiunti in un secondo tempo. Sarebbe molto interessante, se così fosse realmente, riuscire a sapere il motivo di tale aggiunta. Al momento attuale, partendo dalla considerazione che oggi il Matazìn "deve" avere i baffi ed il pizzetto, ma che non è certo se tali tratti fossero obbligatori anche in passato, non posso che avanzare due ipotesi: se anche in passato il Matazìn aveva come caratteristiche proprie i baffi ed il pizzetto, si può pensare che la maschera in questione non dovesse essere stata creata espressamente per il Matazìn, bensì doveva trattarsi di una normale maschera "da bella" alla quale sono stati aggiunti tali tratti per renderla adatta al personaggio. Se invece il Matazìn in passato non presentava questi tratti ma un viso completamente sbarbato, la maschera sarebbe propria del Matazìn ed in seguito, quando i baffi ed il pizzetto hanno cominciato ad essere un carattere fondamentale di questo personaggio, potrebbero essere stati aggiunti alla maschera, sia che fosse ancora usata oppure no6).
Sempre a proposito di questo argomento sono anche stata informata che il Matazìn ed il Laké di Dosoledo nel 1985, per ricevere la Mascherata di Padola, hanno nuovamente messo le maschere di legno sul viso con la chiara intenzione di riprendere l'antica tradizione7). Da quanto ho potuto vedere da alcune foto, che mi sono state inviate successivamente ai sopralluoghi da me effettuati, anche queste maschere hanno i baffi ed il pizzetto. Non mi è stato possibile, però, stabilire se anche in questo caso siano stati aggiunti in un secondo momento né, tanto meno, sapere l'età delle suddette maschere8).
Al momento attuale degli studi, quindi, la figura del Matazìn solleva alcuni problemi in merito a tale argomento; innanzitutto la presenza dei baffi e pizzo che oggi troviamo presenti sia sulla maschera di legno superstite sia sul viso degli attori; in altri termini il punto è stabilire se il Matazìn abbia sempre presentato dei tratti così marcatamente maschili o se, invece, in passato questo personaggio fosse privo di tali caratterizzazioni sessuali e quindi fondamentalmente più ambiguo9).
A tale proposito sarebbe anche interessante stabilire se fosse richiesta una stretta analogia tra maschere di legno e volto dell'attore: se cioè le caratteristiche presenti sulla maschera dovessero corrispondere a quelle del viso dell'attore. Altra questione che solleva il Matazìn di Comelico Superiore è il fatto che risulta che indossasse la maschera sul viso senza toglierla mai; tradizione che risulta diversa da quella presente in altri contesti carnevaleschi.
La soluzione, o per lo meno la chiarificazione, di alcune di queste problematiche che ho sottolineato necessitano pertanto un'indagine più specifica sull'uso della maschera da parte del Matazìn, avallata anche dalla comparazione. Nell'ambito di questo lavoro non ho, però, sviluppato tali argomenti poiché mi avrebbero troppo allontanato dallo scopo principale del mio studio che è quello di giungere ad una analisi della tradizione carnevalesca di Comelico Superiore nel suo complesso ed alla comparazione di tale struttura con quella di alcuni altri Carnevali dell'arco alpino.
Il Matazìn, come ho detto, è la Maschera più prestigiosa ed importante del Carnevale di Comelico Superiore ed è sempre impersonata da un uomo.
Secondo quanto riferiscono i locali, in passato il ruolo del Matazìn era ricoperto da giovanotti del paese, anche se, purtroppo, non è stato possibile stabilire se questi giovani dovessero essere necessariamente celibi, come avviene in altri Carnevali per Maschere simili10).
La scelta ricadeva su coloro che avessero una maggiore resistenza fisica, sapessero ballare ed avessero anche spirito per inventare scherzi e dire buffonate. Attualmente i requisiti fondamentali per poter impersonare il Matazìn sono l'abilità nel ballo e la conoscenza dei compiti tradizionali di questa Maschera.
Il Matazìn inoltre, mantiene attualmente un atteggiamento sempre composto e misurato; non si lascia andare a scherzi o a battute spiritose; è un personaggio raffinato e gentile; di tanto in tanto, soprattutto sulla piazza quando il Corteo è fermo per i balli, scambia qualche parola con il pubblico ed offre i confettini contenuti nella "bomboniera" che tiene costantemente nella mano sinistra. Altro requisito importante è la resistenza fisica poiché il ruolo del Matazìn è molto faticoso: questa Maschera, infatti, deve sempre procedere di corsa o saltellando al ritmo della musica; in altri termini l'andatura normale non si addice a questo personaggio, a conferma del suo carattere eccezionale e fuori del comune, così bene evidenziato come si è visto in precedenza, dalla ricercatezza dell'abbigliamento.
In ogni frazione vi è un numero molto ristretto di persone in grado di fare il Matazìn; le prime riunioni indette dal Comitato per organizzare il Carnevale sono dedicate alla scelta di chi impersonerà il Matazìn. Alcune volte capita che vi siano difficoltà perché ci sono problemi dl ricambio per gli attori: spesso, pertanto, la stessa persona ricopre tale ruolo per parecchi anni di seguito.
Fare il Matazìn è sempre considerato un motivo di distinzione, di prestigio ed anche di responsabilità. Durante l'intera giornata della Mascherata tutti gli occhi sono puntati sul Matazìn; fin dai primi momenti della sua comparsa i compaesani ne osservano il comportamento, pronti a criticare oppure ad elogiare.
Il Matazìn é una Maschera essenziale nel Carnevale di Comelico Superiore.
Il suo compito fondamentale è quello di guidare il Corteo del quale è anche il responsabile: in passato era il Matazìn che andava di casa in casa a prendere le Maschere. Durante il percorso del Corteo il Matazìn precede sempre le altre Maschere, saltellando e compiendo giravolte al ritmo della musica.
All'ingresso dei paesi i due Matazìns compiono i tradizionali "salti di incontro" ponendosi uno di fronte all'altro e saltando contemporaneamente. Poi uno dei due parte di corsa e giunge per primo al centro del paese annunciando con la sua presenza l'imminente arrivo del Corteo11).
Sulle piazze spetta ai Matazìns l'onore di aprire le danze ed è questo, tra l'altro, uno dei momenti più suggestivi e spettacolari dell'intero Carnevale comelicese.
Durante il ballo, che si svolge nello spazio circolare delimitato dalla folla ed è caratterizzato da una serie di giravolte e salti tradizionali, si può apprezzare in pieno la bravura di queste Maschere e la bellezza e ricercatezza del loro costume. Quando in passato il Corteo visitava le case del paese, non solo era il Matazìn che decideva in quali abitazioni recarsi ma, a nome di tutta la compagnia, era suo compito chiedere ai proprietari il permesso per entrare. Il Matazìn, oltre a questi compiti durante la Mascherata, funge anche da cerimoniere in occasione della visita delle Mascherate delle altre frazioni: sono infatti i Matazìns locali che ricevono i Cortei ospiti. Accolgono solennemente all'ingresso dell'abitato le maschere, le accompagnano ponendosi alla testa del Corteo per le vie del paese e sulla piazza ballano assieme ai Matazìns ospiti. Al termine dei balli riaccompagnano il Corteo ospite all'uscita del paese.
Il Matazìn, dunque, ha anche il compito, sempre durante il periodo carnevalesco, di fare gli onori di casa, di ricevere gli ospiti. Dalla ricerca, inoltre, è emerso anche che il Matazìn poteva accompagnare i cortei nuziali in occasione dei matrimoni che tradizionalmente si svolgevano di preferenza durante il Carnevale. Il Matazìn precedeva il corteo fino alla porta della Chiesa, rimaneva fuori attendendo il termine della cerimonia e poi accompagnava il corteo nuziale fino alla casa dello sposo. E' ancora interessante notare che il Matazìn deve sempre essere accompagnato da almeno un Pagliaccio; infatti. la mattina della Mascherata il Matazìn non può uscire da solo dalla casa in cui è stato vestito ma deve attendere che il Pagliaccio lo vada "a prendere". Anche in occasione della visita dei Cortei delle altre frazioni, il Matazìn deve essere accompagnato dal Pagliaccio.
L'elemento serio, composto e misurato, quale risulta essere il carattere fondamentale della Maschera del Matazìn, deve dunque essere sempre accompagnato dall'elemento buffonesco, comico. Il Pagliaccio funge anche, in un certo senso, da guardia del corpo del Matazìn impedendo che sia disturbato dal pubblico.
Prima di concludere vorrei fare una breve considerazione sulla figura del Matazìn, impersonato da un bambino molto piccolo, che è comparso a Dosoledo.
Il costume era identico a quello tradizionale del Matazìn che è stato descritto in questo paragrafo; si trattava tuttavia di un mascheramento anomalo: innanzitutto era un bambino, mentre si è visto che il Matazìn è sempre un uomo, inoltre sfilava non all'inizio del Corteo ma insieme alle Maschere "da bella" e non rispettava, in alcun modo, i movimenti e i gesti tipici del Matazìn, al contrario delle Matazine come vedremo qui di seguito.
Il costume del Matazìn in questo caso sembra essere stato comparato ad un normale travestimento; è molto singolare, tuttavia, proprio per il prestigio di cui gode questa Maschera, che sia stata in un certo senso degradata al livello di Maschera-comune13).
A Comelico Superiore, negli anni dopo la seconda guerra mondiale, è comparsa la Matazina, la controparte femminile del Matazìn. Questa figura, infatti, è impersonata da donne; si tratta sempre di donne molto giovani, per lo più ragazzine. Generalmente in ogni Corteo vi sono sempre una o due Matazine. Anche il vestito della Matazina richiede un notevole lavoro di preparazione ed è, quasi sempre, realizzato dalla stessa persona che prepara quello del Matazìn. Le dimensioni del cappello sono più ridotte rispetto a quelle del Matazìn ed anche gli scialli sono più piccoli in quanto vi è sempre una notevole differenza dl statura tra la Matazina ed il Matazìn.
Il costume è fondamentalmente identico a quello del Matazìn: invece dei pantaloni alla zuava, la Matazina indossa una calzamaglia bianca ed una corta gonnellina a tinta unita. Ha poi la blusa bianca adornata di gioielli, gli scialli variopinti ed il cappello riccamente decorato; completano il costume i guanti bianchi con il fazzolettino, la bacchetta e la "bomboniera".
Anche le Matazine devono "essere prese" dal Pagliaccio; durante la Mascherata sfilano accanto ai Matazìns ripetendone esattamente i gesti: procedono saltellando al ritmo della musica e fanno giravolte. Al momento dei balli le Matazine ballano tra loro ed anche in coppia con il Matazìn.
Come si vede, dunque, la figura della Matazina è una copia perfetta del Matazìn, l'esatta controparte femminile. Nonostante ciò è sempre il Matazìn, impersonato da un uomo, la figura più prestigiosa e rappresentativa del Carnevale comelicese. Durante la Mascherata tutti gli sguardi sono accentrati sul Matazìn, si commenta la sua bravura ed il suo costume.
La Matazina non gode di un tale prestigio; rimane, a mio avviso, una figura di contorno, probabilmente inserita a seguito della partecipazione diretta delle donne al Corteo mascherato14).
Per chiarire questa diversità di valore tra il Matazìn e la Matazina, potrei dire che senza il Matazìn non si può fare la Mascherata mentre senza la Matazina la si può fare tranquillamente; la sua presenza, cioè, non è fondamentale ai fini della Mascherata.
Il Laké15) compare solo nelle Mascherate di Dosoledo e Padola. In queste frazioni vi è sempre un Laké in compagnia di un Matazìn mentre negli altri paesi compaiono di norma due Matazìns16).
Questa Maschera, sempre impersonata da un uomo, è altrettanto elegante e raffinata quanto il Matazìn ed il suo costume è esattamente identico, presentando gli stessi elementi caratteristici: l'alto cappello cilindrico guarnito sulla sommità con fiori e tutto intorno con gioielli, i nastri e gli scialli che ricoprono quasi interamente la figura.
Anche per il Laké occorre una persona specializzata per la confezione del costume, che è preparato nuovamente ogni anno, e per la vestizione; spesso è la medesima persona che provvede al Matazìn.
Il modo di disporre tali elementi segue fedelmente quello del Matazìn tanto che viene rispettata la differenza esistente nel costume del Matazìn tra Dosoledo e le altre frazioni.
Come per il Matazìn, anche per il costume del Laké si ricorreva in passato al prestito, soprattutto per gli oggetti femminili. Oggi, invece, questa usanza non è più valida e tali elementi vengono acquistati espressamente per la Mascherata. Anche il costume del Laké, quindi, è composto da elementi dell'abbigliamento maschile e di quello femminile, risultando così vagamente ambiguo. Sul viso del Laké sono ben evidenti i baffi ed il pizzetto; spesso sulle guance sono disegnati i semi delle carte da gioco.
Il Laké, in passato, aveva sul viso una maschera di legno uguale a quella del Matazìn. Pare che anche in questo caso, negli anni dopo la seconda guerra mondiale, sia stata abolita perché risultava troppo faticoso per l'attore tenerla sul viso tutta la giornata.
A Dosoledo nel 1985, il Laké così come il Matazìn, portava una maschera di legno sul viso in occasione della visita della Mascherata di Padola17).
Il Laké dunque é una Maschera estremamente elegante, prestigiosa e, al pari del Matazìn, questa sua eccezionalità è espressa a livello visivo oltre che dal costume anche dal particolare modo di procedere: il Laké non può mai camminare con passo normale ma deve sempre procedere di corsa o saltellando elegantemente al ritmo della musica. Il ruolo del Laké, così come quello del Matazìn, in passato era ricoperto dai giovani del paese.
Attualmente vi è un numero molto ristretto di persone che possono impersonare tale Maschera a seguito dell'esodo dei giovani dai piccoli centri di montagna; come per il Matazìn, si tratta di uomini, anche non giovanissimi, che però hanno una notevole resistenza fisica in considerazione del loro compito assai faticoso, e che sono, soprattutto, abili ballerini.
A prima vista dunque tra il Matazìn ed il Laké non sembrano esserci differenze; a considerare più attentamente queste due Maschere, però, ne troviamo alcune sia a livello di costume sia per quel che riguarda i loro ruoli.
Facendo riferimento alla Mascherata di Dosoledo, risulta che un elemento di distinzione tra le due Maschere consiste nella differenza cromatica dei loro scialli e cappelli: il cappello del Laké deve sempre essere più chiaro di quello del Matazìn, ad esempio nella Mascherata 1985 era rosso mentre quello del Matazìn era nero.
Anche la tonalità generale degli scialli e dei nastri deve risultare sempre più chiara di quella del Matazìn.
Un altro motivo di differenziazione tra queste due Maschere è la diversità di statura: il Laké deve essere più alto del Matazìn.
Oltre a questi elementi, che permettono di distinguere il Laké dal Matazìn solo quando entrambi sono presenti nella Mascherata, il Laké ha anche dei compiti specifici che lo caratterizzano.
Il giorno della Mascherata il Laké si prepara prima del Matazìn e fa un primo giro dei bar del paese e poi torna alla casa dove si sta preparando il Matazìn
Ciò che più caratterizza il Laké è che durante il tragitto del Corteo è sempre prima del Matazìn; il Laké procede di qualche metro più avanti, mentre il Matazìn rimane costantemente vicino alla Musica.
Di tanto in tanto il Laké torna indietro, si pone frontalmente al Matazìn e insieme compiono una serie di salti.
E' il Laké che a Dosoledo e Padola annuncia al paese l'arrivo imminente del Corteo: infatti, poco prima che la Mascherata giunga nei pressi della piazza dove si svolgeranno i balli, il Laké improvvisamente parte di corsa, arriva sulla piazza, fa un giro e poi torna nuovamente alla testa del Corteo.
Per i balli, il Laké fa coppia con il Matazìn.
Tenendo conto di queste differenze tra il ruolo delle due Maschere principali ed il compito fondamentale del Laké che è quello di precedere il Corteo, questo personaggio risulta essere il servitore del Corteo.
E' una Maschera-guida18) ma il suo ruolo è differenziato da quello del Matazìn, anche se non tutti gli abitanti hanno piena coscienza della diversità delle funzioni precipue di ciascuna Maschera ed anzi tendono a considerare il Laké ed il Matazìn praticamente uguali19).
Il Laké agisce dunque come il banditore che apre la strada ed annuncia l'arrivo della Mascherata.
Il Matazìn, invece è la vera e propria guida, il responsabile del comportamento dei componenti del Corteo e dell'andamento della Mascherata.
La Matazèra20) compare nelle Mascherate di Candide, Dosoledo, Padola. E' assente invece a Casamazzagno21). In ogni Corteo vi sono almeno due Matazeri , generalmente un uomo e una donna.
Questo personaggio rappresenta un po' un'eccezione nell'ambito delle figure carnevalesche tradizionali delle quali molto raramente si è a conoscenza delle origini.
La Matazèra infatti, ha un'origine nota a tutti gli abitanti di Comelico Superiore: è nata nel 1953 per opera di un certo Alfarè-Lovo abitante di Candide. Lo scopo di questa innovazione era quello di creare un'alternativa al Matazìn di dare cioè una guida alle Maschere "da vecchia". Tutti gli elementi che compongono il costume di questo personaggio concorrono, per l'appunto, a caratterizzarlo come controparte povera ed ordinaria del Matazìn22).
Pertanto, per una esatta comprensione di tali elementi, ritengo sia necessario il puntuale confronto con quelli corrispondenti del Matazìn: tanto il costume del Matazìn è raffinato, prezioso e luminoso, tanto quello della Matazèra è ordinario, povero e buio.
Vediamo dunque, uno per uno, i tratti caratteristici di questa Maschera.
La Matazèra indossa dei pantaloni alla zuava neri o comunque scuri, spesso con l'orlo stracciato o con delle toppe; le Matazeri impersonate da donne, spesso, invece dei pantaloni indossano una lunga gonna oltre il ginocchio.
Le scarpe sono spesso di stoffa oppure scarponcini o scarpe da ginnastica e le calze sono a tinta unita senza decorazioni. La camicia, anche qui come per il Matazìn si tratta di un maglioncino a collo alto, è quasi sempre nera. E' da notare che il modo di vestire la Matazèra e di disporre i vari elementi segue fedelmente quello tradizionale del Matazìn, rispettando perfino le particolarità tipiche di ogni frazione, riportate nei paragrafi precedenti.
Ad esempio, a Candide e Padola gli scialli, così come quelli del Matazìn, sono solo sulle spalle. In questi paesi la Matazèra ha grandi collane formate con gli oggetti più svariati: fagioli, arachidi, pasta, tappi di sughero e simili. Queste collane ricoprono quasi completamente la parte anteriore della maglia.
In vita ha uno scialle, scuro, piegato a triangolo ed annodato dietro.
Dalle spalle gli scialli, appuntati per un pizzo, scendono fino a metà gamba.
A Dosoledo, invece, gli scialli sono sia davanti sia dietro ricoprendo completamente in tal modo la figura della Matazèra; intorno al collo un grande colletto di colore scuro arriva a coprire le spalle. Il colore degli scialli è per lo più nero, marrone, verde molto scuro, blu e, pur essendoci scialli decorati con fiori o comunque disegnati, l'effetto finale è molto buio, spento.
Gli scialli devono essere disposti con la stessa cura di quelli del Matazìn perché anche la Matazèra balla e gli scialli devono poter creare lo stesso effetto spettacolare, allargandosi e sollevandosi, seguendo i movimenti del corpo.
Altro accessorio molto caratteristico, che corrisponde a quello del Matazìn ma sempre in tono povero, è il cappello. La forma è quella ormai nota: un alto cilindro il cui colore può variare.
Ciò che più risulta interessante è la decorazione: è ottenuta con tappi di bottiglia, fettine di patate, pasta, filtri delle macchinette da caffè, carta stagnola.
Tutti questi oggetti sono fissati con cura sul cappello in modo da formare complessi disegni e motivi che spesso non hanno nulla da invidiare al copricapo del Matazìn per l'effetto decorativo raggiunto.
La sommità è spesso guarnita con pompon di lana, mollette per la biancheria o, comunque, oggetti che diano immediatamente l'idea di povero, consunto.
Dal retro del cappello, al posto dei nastri del Matazìn, scende un fascio di cravatte dalle fantasie più svariate. Nella mano destra la Matazèra stringe un vecchio tostacaffè annerito nel quale sono contenute delle caramelle che offre di tanto in tanto durante la Mascherata al pubblico.
Ho visto anche alcune Matazeri che invece del tostacaffé avevano un mestolo di legno o un forchettone o un bastoncino o, perfino, un piumino per spolverare.
La Matazèra non porta la maschera; spesso sulle guance sono riprodotti i semi delle carte da gioco. Come il Matazìn, la Matazèra impersonata da un uomo, ha i baffi e pizzetto ben evidenziati.
Credo che una possibile spiegazione della mancanza della maschera sul viso possa essere data se pensiamo al periodo cui risale l'origine della Matazèra ed al fatto che tutti gli elementi del suo costume derivano da quello del Matazìn, come ho più volte sottolineato: si può ipotizzare, cioè, che la mancanza della maschera sia dovuta al fatto che negli anni '50, quando è nata la Matazèra, la maschera, come si è visto, non era più usata dal Matazìn e quindi non è stata trasferita al nuovo personaggio.
La vestizione della Matazèra non richiede delle persone specializzate ma si ricorre prevalentemente all'aiuto delle donne di famiglia.
Gli elementi che compongono il costume sono sempre gli stessi e possono considerarsi quasi obbligatori, purtuttavia, nella preparazione del vestito per la Matazèra, c'è una maggiore libertà che non per altri personaggi. Spesso, infatti, si inventano nuovi particolari per le decorazioni del cappello o per le collane; c'è quasi una gara per chi trova gli oggetti più nuovi e divertenti.
Tutti questi accessori, comunque, corrispondono sempre al carattere generale della Maschera e contribuiscono ad evidenziare il tono dimesso, povero ed ordinario.
Come ho già riferito, la Matazèra è una Maschera impersonata sia da uomini sia da donne.
Non mi pare che tra la Matazèra uomo e la Matazèra donna possa riscontrarsi una diversità di importanza e di prestigio come invece ho sottolineato essere nel caso del Matazìn e della Matazina.
Ciò è dovuto probabilmente al fatto che, quando questa Maschera è nata, è stata immediatamente impersonata sia da uomini sia da donne e, quindi, la Matazèra impersonata da una donna non è stato un inserimento a posteriori come si è visto invece essere avvenuto per la Matazina. Questo perché proprio negli anni '50, periodo in cui ha avuto origine la Matazèra, accanto alla figura del Matazìn uomo era già comparsa la figura della Matazina donna. Tutto ciò conferma, ancora una volta, che la Maschera della Matazèra è stata ideata seguendo fedelmente il modello del Matazìn.
Le Matazeri sono sempre almeno due; il loro numero, peraltro, può variare in rapporto all'estensione del Corteo.
Il compito di questo personaggio è quello di guidare le Maschere "da vecchia": il suo posto nel Corteo è subito dopo le "Coppie da bella" e prima di quelle "da vecchia". Spesso nel Corteo ci sono due gruppi di musicisti, uno che segue i Matazìns ed uno che segue le Matazeri; la musica suonata però è la stessa. Può accadere anche che, a causa delle ridotte dimensioni della Mascherata, la "Musica" sia una sola e l'ordine risulti essere (Laké), Matazìn, Musica, Matazeri23).
La Matazèra è dunque una Maschera-guida24), così come il Matazìn ed il Laké.
La contrapposizione Matazìn - Matazèra che abbiamo visto essere così puntuale ed evidente sul piano del costume è invece del tutto assente sul piano delle funzioni e del comportamento.
Ad eccezione del fatto che la Matazèra non è "presa" dalla Musica e dai Pagliacci ma va direttamente al luogo di ritrovo, durante la Mascherata le Matazeri si comportano come i Matazìns.
Lungo tutto il percorso procedono saltellando al ritmo della musica o volteggiano compiendo piroette; sulla piazza è loro compito aprire i balli per il gruppo delle Maschere "da vecchia''.
I movimenti e le figure del ballo sono esattamente gli stessi di quelli del Matazìn e le Matazeri mettono un uguale impegno per rendere spettacolare anche il momento dei loro balli.
Secondo quanto mi è stato riferito, le Matazeri non dovrebbero mai mischiarsi con i Matazìns e con le "Coppie da bella". In realtà ciò non avviene durante i balli, ad eccezione come si è visto di quelli di apertura, tutte le Maschere si mescolano senza tener conto delle separazioni teoriche.
A Comelico Superiore il Corteo carnevalesco è caratterizzato dalla divisione delle maschere in due gruppi: le "Maskri da bela", cioè le Maschere "da bella", e le "Maskri da véča", cioè le Maschere "da vecchia", che risultano ben distinte dalle altre figure tradizionali del Carnevale comelicese.
I due gruppi sfilano assieme nella Mascherata, sebbene ad una certa distanza l'uno dall'altro.
Queste Maschere procedono sempre due a due, un uomo e una donna, tanto che sono anche chiamate "Coppie".
Secondo quanto emerge dalla ricerca, in passato le Maschere "da bella" indossavano bei vestiti ottenuti con elementi degli abiti della festa. Si ricorreva al prestito per reperire tutto il necessario e si faceva sempre in modo che attraverso gli abiti non si potesse riconoscere l'identità del mascherato.
I ruoli femminili erano ricoperti dagli uomini. Il viso era coperto da una maschera di legno; queste maschere rappresentavano visi maschili e femminili, volti giovanili esteticamente piacenti.
La superficie delle maschere era molto liscia, i lineamenti regolari, delicati ed il colorito chiaro.
Durante la giornata in cui si effettuava la Mascherata le "Coppie da bella" dovevano mantenere un atteggiamento adeguato e consono al loro ruolo.
Sfilavano camminando lentamente, con passo regolare, composto ed elegante. Non si lasciavano andare a scherzi, né tra loro né con il pubblico.
Pare anche che non si dovessero mescolare con le Maschere "da vecchia".
Da quanto riferito, risulta chiaramente la caratteristica di questo gruppo: le "Coppie da bella" rappresentavano l'eleganza e la bellezza associata, come avviene spesso, alla giovinezza.
Erano Maschere che proponevano un modello di vita non comune, certo non quello della locale vita quotidiana .
Emerge chiaramente, altresì, la contrapposizione tra questo gruppo e quello delle Maschere "da vecchia": tanto le "Coppie da bella" rimandavano ad un ideale di giovanile bellezza ed erano raffinate e fuori del comune, tanto quelle "da vecchia", come si vedrà nel paragrafo seguente, rappresentavano una vecchiaia apportatrice di malattie, di abbrutimento ed erano sempre sciatte ed ordinarie.
Attualmente le Maschere "da bella" hanno perso gran parte delle loro caratteristiche tradizionali. Nessuna porta più la maschera di legno; inoltre in questo gruppo non troviamo più unicamente maschere belle, raffinate ed eleganti bensì sono presenti i mascheramenti più vari. Mascheramenti che possono ritrovarsi in qualsiasi altro Carnevale moderno: pirati, astronauti, carcerati, neonati, banditi, ballerini e così via. Chiunque può mascherarsi "da bella" ed ognuno può scegliere il travestimento preferito; i costumi sono acquistati già pronti oppure sono preparati in casa. La più ampia libertà è lasciata alla fantasia individuale. Si può affermare, dunque, che attualmente nel gruppo "da bella" confluiscono tutte quelle Maschere che non hanno le caratteristiche particolari per appartenere al gruppo delle Maschere "da vecchia".
Tuttavia, nonostante questa trasformazione, agli abitanti di Comelico Superiore è ben presente che questo gruppo è quello delle Maschere "da bella" il quale, tradizionalmente, si contrappone alla categoria delle Maschere "da vecchia"25). Il loro comportamento e modo di sfilare deve pertanto mantenersi sempre diverso, almeno in teoria da quello del gruppo che segue: più composto, misurato ed elegante.
Le "Maskri da véča", le Maschere "da vecchia", sono uno dei tratti più caratteristici del Carnevale di Comelico Superiore e, al contrario del gruppo delle Maschere "da bella", che abbiamo esaminato precedentemente, sembrano aver mantenuto maggiormente nel tempo quelle caratteristiche che, secondo quanto emerge dalla ricerca, sembrano essere state in passato proprie di questo gruppo.
Tuttavia, come si vedrà in seguito, anche per le Maschere "da vecchia" si può ipotizzare una trasformazione ed una rifunzionalizzazione del loro significato.
Le Maschere "da vecchia", sono chiamate anche "Coppie da vecchia" perché sfilano sempre due a due, un uomo e una donna. Ancora oggi è molto frequente che i ruoli femminili siano ricoperti da uomini. In passato portavano abiti fuori uso, vestiti da lavoro adattati in modo che nessuno potesse riconoscere a chi appartenessero. Con loro recavano attrezzi da lavoro. Da quanto risulta, gli elementi che componevano il mascheramento ed i vari oggetti che erano portati durante la sfilata, erano funzionali alla contrapposizione con l'altro gruppo di Maschere. Anche il comportamento era scomposto, trasandato in opposizione a quello delle "Coppie da bella". L'elemento che più caratterizza questo gruppo, adesso come in passato, è il "volto', la maschera di legno.
Ora le Maschere "da vecchia" indossano prevalentemente vecchi abiti in "madalana", un pesante panno tessuto con lana mista a canapa e lino, che in passato erano indossati quotidianamente. Gli uomini portano pesanti giacche consumate, spesso con toppe, e pantaloni di vecchia foggia. Ai piedi hanno scarponi, spesso con ghette, oppure "li tarali", gli zoccoli di legno.
Sul capo un vecchio cappello, spesso indossato sopra un fazzoletto che, con la maschera, garantisce, come vedremo, l'anonimato. Il vestito femminile è composto da lunghe gonne scure, spesso con un grembiule davanti. Un corpetto bianco e sopra un gilet o un giacchino scuro; le spalle e la testa coperte con scialli ed ampi fazzoletti scuri. Ai piedi calzano per lo più gli "scarpetti", scarpette di stoffa, che sono ancora confezionate in alcune famiglie. Molte di queste Maschere portano attrezzi da lavoro: cesti, secchi per il latte, gerle, sacchi. Altre hanno vecchi ombrelli, bastoni da passeggio, lanterne. Spesso calzano grossi campanacci26) da mucca che vengono fatti risuonare lungo il percorso. Sono, in ogni caso, oggetti e attrezzi da lavoro che rappresentano le attività tipiche di una volta; non vi è nulla che si riferisca alla vita quotidiana odierna ma tutto rimanda al passato.
Da quanto risulta dalla ricerca, le Maschere "da vecchia" sono, dunque, la rappresentazione del modo di vita tradizionale locale. Le Maschere "da vecchia", a mio avviso, da gruppo genericamente contrapposto a quello "da bella" e quindi caratterizzato da oggetti quotidiani e da un abbigliamento ordinario, anche se in qualche modo trasformato e riadattato essendo in periodo carnevalesco, si sono caricate di un altro significato: sono diventate la testimonianza di quella che era la vita quotidiana locale27).
Non mi è stato possibile accertare con sicurezza se in passato questo gruppo attuasse una parodia dei lavori quotidiani, così come avviene in altri contesti carnevaleschi.
Attualmente le Maschere "da vecchia" non fanno rappresentazioni ma si limitano a sfilare nel Corteo; anche in questo modo propongono una rievocazione tendenzialmente realistica del proprio passato e non vi è traccia evidente di parodia o di situazioni di rovesciamento, tipiche del periodo carnevalesco. Credo però che un certo gusto per il ridere, per il caricaturale e per il grottesco sia sempre rintracciabile in questo gruppo di Maschere, per lo meno a livello di sottofondo28).
Così come era in passato, le Maschere "da vecchia" mantengono sempre un atteggiamento più sciolto e libero delle "Coppie da bella"; sfilano più disordinatamente e, pur procedendo a due a due, ognuno cammina con un proprio passo: chi trascinandosi quasi a fatica, chi più velocemente, baldanzosamente. Parlano, gesticolano, scherzano tra loro e con il pubblico verso il quale non hanno però, almeno attualmente, un comportamento particolarmente licenzioso ed impertinente.
Chiunque può mascherarsi "da vecchia", non ci sono criteri particolari per la scelta. Ho notato, però, che la maggior parte delle "Coppie da vecchia" sono persone, spesso uomini, di mezza età. I giovani sembrano preferire i mascheramenti "da bella" forse perché permettono una maggiore libertà di scelta. I locali sono comunque molto affezionati a queste Maschere proprio perché considerate come una rievocazione della vita locale tradizionale e le ritengono uno dei tratti più caratteristici delle loro Mascherate. Mi pare anche percepibile una tendenza, seppure a livello iniziale, a caratterizzare le Maschere "da vecchia" in tal senso29).
Le Maschere "da vecchia" appaiono, dunque, come un gruppo dai tratti ben definiti. Vorrei però far osservare che non sempre nella realtà è facile distinguere i due gruppi di Maschere contrapposte.
Nel caso di Dosoledo, per esempio, non tutte le "Coppie da vecchia" avevano i "volti"; per di più, essendo il Corteo piuttosto ridotto, le Matazeri erano all'inizio della Mascherata, dopo il Laké ed il Matazìn.
Le "Coppie da vecchia", pertanto, seguivano immediatamente quelle "da bella". Avendo queste ultime perso il loro carattere elegante, bello e raffinato era difficile stabilire con esattezza dove finisse un gruppo e cominciasse l'altro, venendo a mancare quasi completamente quel contrasto che in passato doveva essere uno degli elementi più evidenti e che si ritrova in altri Carnevali che presentano una struttura simile.
Per di più per le Maschere "da vecchia", credo conseguenza di questo relativamente recente spostamento di significato, vengono usati, in molti casi, vestiti o parti di abbigliamento genericamente di "una volta", anche quelli che in passato sarebbero serviti probabilmente per le "Coppie da bella". Tali indumenti ormai però vengono identificati "da vecchia" in quanto testimonianza di un certo modo di vita che appartiene al passato. Tutto questo può, in alcuni casi, creare dei problemi per il riconoscimento dei due gruppi.
Al contrario del Corteo di Dosoledo, quello di Candide presentava un numero molto maggiore di Maschere "da vecchia" precedute dalle Matazeri; tutte le Coppie avevano i "volti" ed indossavano abiti più tipicamente "da vecchia", risultando pertanto più chiaramente identificabili.
La vestizione delle Maschere "da vecchia" non richiede un cerimoniale particolare; ognuno si veste da solo aiutato da pochi familiari. Quasi sempre si ricorre al prestito per realizzare un mascheramento completo. Nei giorni che precedono la Mascherata è un continuo intrecciarsi di richieste e di accordi. I "volti" sono chiesti soprattutto agli artigiani che conservano tutte le loro creazioni e che ogni anno fanno delle nuove maschere.
Per gli abiti, le scarpe ed i vari oggetti con cui si sfila, ci si rivolge alle persone più anziane che li hanno gelosamente custoditi. Si presta volentieri perché tutti sono contenti di contribuire al Corteo della propria frazione e vedere nel Corteo stesso queste Maschere "da vecchia", testimonianza dell'antica vita locale.
Il "Paiazu"30), o Pagliaccio, compare nelle Mascherate di tutte le frazioni di Comelico Superiore.
Prima di procedere con la descrizione vorrei far osservare che per questa Maschera ho ritenuto necessario fare una distinzione tra la figura del Pagliaccio, che all'interno della struttura carnevalesca di Comelico Superiore ha un sua identità ben precisa e definita dalla tradizione, ed il pagliaccio che non può essere considerato un mascheramento tradizionale. Quest'ultimo, proprio per questo motivo, quando è presente nel Corteo sfila nel gruppo delle Maschere "da bella" che non presenta più figure tradizionali. In questo paragrafo mi occuperò unicamente del Pagliaccio inteso in senso tradizionale.
Vi sono sempre almeno cinque o sei Pagliacci, impersonati da uomini. Secondo quanto emerge dall'indagine, la figura del Pagliaccio non ha subito delle rilevanti trasformazioni .
E' vestito in modo buffo e molto fantasioso, tanto che risulta difficile darne una descrizione precisa; generalmente, comunque, indossa una larga tuta variopinta ottenuta spesso con pezzi di stoffa diversi. All'interno degli abiti sono cuciti numerosissimi campanellini che risuonano allegramente ad ogni passo. Le scarpe sono enormi, spesso ridicole. In testa ha una parrucca, per lo più dai colori irreali, ottenuta in alcuni casi con avanzi di lana o striscioline di stoffa. Spesso ha anche un cappello dalle forme più svariate e buffe. In passato, secondo alcuni informatori, il Pagliaccio portava la maschera sul viso. Attualmente non la porta31); alcuni per coprire il viso indossano dei grandi occhiali di plastica, oppure enormi nasi finti o, altrimenti, nascondono il volto con una barba posticcia. Molti si pitturano il viso in modo vistoso, ricordando cosi i clowns degli spettacoli circensi. La maggior parte dei Pagliacci ha la "canna d'India", un bastone da passeggio usato durante il Corteo per tenere distante il pubblico dalle Maschere.
Per la preparazione del costume e per la vestizione del Pagliaccio non vi sono tradizioni particolari; ognuno si veste nella propria casa aiutato da qualche familiare.
Come ho detto, il Pagliaccio ha una precisa identità che gli deriva dai suoi compiti all'interno della struttura carnevalesca.
Uno dei compiti più importanti del Pagliaccio è quello di accompagnatore del Matazìn; questa Maschera infatti non può mai andare da sola ma deve sempre essere in compagnia del Pagliaccio.
Pertanto prima che si svolga la Mascherata, il Pagliaccio, spesso più di uno, si reca nella casa dove si è vestito il Matazìn32) e lo scorta fino al luogo del raduno delle Maschere.
Anche in occasione delle visite delle Mascherate delle frazioni vicine, il Pagliaccio accompagna i Matazìns locali.
Durante la Mascherata il Pagliaccio non ha un posto fisso nel Corteo ma può muoversi liberamente.
Vi sono sempre almeno due Pagliacci che sono in testa con i Matazìns mentre gli altri si trovano ai lati del Corteo, salutano la folla, fanno buffi saltelli e capriole ed allo stesso tempo, andando avanti e indietro, controllano che le Maschere procedano regolarmente nella loro sfilata e che non siano disturbate dal pubblico; inoltre bloccano le automobili che transitano per impedire che il Corteo sia interrotto.
Sulle piazze, durante i balli, i Pagliacci corrono in circolo per allargare lo spazio riservato ai balli delle Maschere; a tal proposito si servono anche del bastone da passeggio che hanno in mano per spingere, più o meno delicatamente, il pubblico ed evitare che si stringa eccessivamente attorno alle Maschere.
Come si vede, dunque, il Pagliaccio di Comelico Superiore, oltre a rappresentare l'elemento buffonesco e spiritoso ha anche la funzione di vigile e, in un certo senso, funge anche da guardia del corpo dei Matazìns proteggendoli ed evitando che siano disturbati dal pubblico soprattutto durante i balli.
Si è visto inoltre che, proprio in quanto figura comica, il Pagliaccio viene costantemente accostato al Matazìn che rappresenta l'elemento serio.
1. Il termine comelicese "Matazìn" è maschile; il plurale è "Matazìns". L'etimo di "Matazìn" è collegato a quello del termine italiano "mattaccino" - in Toschi il termine "mattaccino" indica i protagonisti delle moresche (Toschi, 1976: 498-500) - ed alle sue varianti che sono state individuate in diverse località. Per il termine "mattaccino" è stato proposto un etimo arabo (Battisti - Alessio, 1950). Il Corominas (1954) suppone, a parere del prof. Pellegrini più correttamente, che il termine derivi dall'italiano "matto". Ho avuto notizia che anche il prof. Alinei ritiene possibile una derivazione da "matto". Il problema relativo all'etimo di "mattaccino" è considerato, comunque, ancora aperto. Tra i Carnevali da me presi in considerazione il termine "Matazìn" compare anche a Fiemme (Baiocco, 1980); a Valfloriana compare "Matòcio" (Morelli, 1979). Per un confronto delle caratteristiche etnografiche di tali figure con il Matazìn di Comelico superiore vedi gli aspetti comparativi.
2. Anche in altri Carnevali compaiono Maschere caratterizzate da un abbigliamento composto da elementi di abiti maschili e femminili. Le Maschere "da bella" e "da vecchia" invece risultano chiaramente o maschili o femminili.
3. I sonagli, così come i campanacci, sono un accessorio caratteristico di molte figure carnevalesche. Rientrano più generalmente tra gli oggetti destinati a produrre rumore, pratica molto importante e documentata in moltissimi Carnevali. Molto spesso i campanellini dal suono molto gradevole sono associati a Maschere belle ed eleganti mentre campanacci dal suono meno armonioso sono un accessorio di Maschere più brutte, risultando in tal modo funzionali alla caratterizzazione delle Maschere stesse.
4. Per gli altri elementi che permettono una distinzione tra le due Maschere vedi la parte dedicata al Laké.
5. Gli specchietti a Comelico Superiore non risultano essere un elemento obbligatorio nella decorazione ed infatti spesso non compaiono sul cappello. Poppi (1976) a proposito dello specchietto presente nella parte centrale del cappello del Laké di Fassa, suppone che lo "specchio nella maschera" sia un elemento strutturale connaturato al concetto della Maschera stessa.
6. Forse i baffi ed il pizzo potrebbero essere stati aggiunti come tratto fondamentale del Matazìn per caratterizzare meglio la figura maschile dopo l'introduzione della figura femminile della Matazina.
7. Questa dichiarata volontà di riprendere un'antica usanza, può essere un'ulteriore dimostrazione che a Comelico Superiore è in corso un processo di rivalutazione e di recupero delle proprie tradizioni.
8. Poiché a Comelico Superiore ci sono molti negozi di antiquari che hanno oggetti provenienti da diverse località, potrebbe addirittura darsi che tali maschere non siano originarie di Comelico.
9. Personaggi ambigui in tal senso sono presenti in altri contesti carnevaleschi. Il costume è composto inoltre da elementi maschili e femminili.
10. Vedi anche il paragrafo dedicato alle maschere-guida.
11. Questo staccarsi dal Corteo ed arrivare di corsa sulla piazza è esattamente quello che fa il Laké nei paesi dove è presente. Tale comportamento consente delle ipotesi sui rapporti tra queste due Maschere.
12. Vedi anche il paragrafo dedicato alle maschere-guida.
13. Per questo termine vedi nota l) in funzione e struttura.
14. Tra l'altro l'inserimento della Matazina nella struttura tradizionale della Mascherata fa sparire il carattere di figura singola del Matazìn. Vedi il paragrafo dedicato alle maschere-guida.
15. Il termine comelicese "Laké" è maschile; il plurale è "Lakés". Il termine italiano "lacchè" deriva dal francese "laquais".
16. In pratica la coppia Laké - Matazìn di Dosoledo e Padola equivale a quella formata dai due Matazìns nelle altre frazioni. Per questo argomento vedi anche il paragrafo dedicato alle maschere-guida.
17. Anche questa maschera ha baffi e pizzo ben evidenti.
18. Per questo termine vedi nota l) in funzione e struttura.
19. Per questo argomento vedi il paragrafo dedicato alle maschere-guida.
20. Il termine comelicese " Matazèra " è femminile; il plurale è "Matazeri".
21. Ho già segnalato come la mancanza della Matazèra sia considerata a Casamazzagno un motivo di distinzione della propria Mascherata da quella delle altre frazioni. Vedi nota 2) in svolgimento.
22. In tal modo si è creato anche a livello delle Maschere-guida quel contrasto che in precedenza era solo al livello delle maschere-comuni.
23. Così è stato per Dosoledo nella Mascherata del 1985..
24. Per questo termine vedi nota l) in funzione e struttura.
25. Per la contrapposizione del gruppo "da bella" e del gruppo "da vecchia" nella struttura carnevalesca vedi funzione e struttura.
26. Per l'uso dei campanacci da parte delle figure carnevalesche vedi di questo capitolo la nota 3).
27. Per questo argomento vedi funzione e struttura.
28. Per questo elemento caricaturale vedi anche la prima parte del paragrafo 5.
29. Per questa tendenza vedi funzione e struttura.
30. Il termine comelicese "Paiàzu" è maschile; il plurale è "Paiazi" .
31. A Dosoledo nel 1985 un Pagliaccio aveva una maschera di legno ed in più camuffava la voce con il sistema del bottone.
32. A Dosoledo il Pagliaccio deve prendere" per primo il Laké. Dopo aver preso i Matazìns, il Pagliaccio deve "prendere" anche le Matazine.